Catania, 9 marzo 2022 – I legali di Salvo Pogliese hanno presentato un ricorso cautelare al Tribunale civile di Catania contro la Prefettura di Catania e il ministero dell’Interno riguardante il provvedimento di sospensione per 18 mesi dall’incarico di sindaco della città di Catania in applicazione della legge Severino. Gli avvocati di Pogliese , Eugenio Marano e Claudio Milazzo chiedono ai giudici di disporre “il pieno esercizio del diritto di elettorato passivo di Salvatore Domenico Pogliese, comunque idoneo a garantire la prosecuzione del proprio mandato elettorale quale sindaco di Catania e della città Metropolitana di Catania”. Il nodo del contendere l’applicazione della sospensione dalla carica ed, in particolare, se si può interrompere o meno il conteggio della durata dei 18 mesi, essendo un provvedimento cautelare. Per i legali di Pogliese no, proprio perché, sostengono, sia un provvedimento cautelare con un inizio e una fine, per la Prefettura di Catania invece la durata può essere ‘congelata’ e poi ripartire dall’interruzione. Quest’ultima tesi è stata condivisa dalla Procura di Catania in sede di udienza davanti al Tribunale civile. Il primo cittadino è stato condannato il 23 luglio 2020 dal Tribunale di Palermo per peculato a 4 anni e 3 mesi di reclusione nel processo su rimborsi all’Ars come vicepresidente del gruppo del Pdl. Il processo d’appello comincerà il prossimo 9 giugno. Era stato sospeso dalla Prefettura all’indomani della sentenza, ma era tornato in carica il 5 dicembre del 2020 dopo un appello dei suoi legali al Tribunale civile. In data 24 gennaio, poi, la prefettura ha fatto notificare il provvedimento di ripristino della sospensione, dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato “non fondate le questioni di legittimità” che erano state sollevate dal Tribunale civile di Catania sull’applicazione della legge Severino. L’intervento della Consulta era stato sollecitato al giudice civile dalla difesa di Salvo Pogliese, esponente di spicco di Fratelli d’Italia in Sicilia, che era stato sospeso per 18 mesi dall’allora prefetto Claudio Sammartino, ma reintegrato il 5 dicembre del 2020 perché il Tribunale civile aveva sospeso il provvedimento.