Dispositivi di protezione a tutto il personale, alloggi riservati per gli operatori sanitari negli alberghi, possibilità si lavorare per squadre in modo da non paralizzare tutte le attività nel caso di contagio di un solo lavoratore. Sono le richieste inviate dall’intersindacale di Siracusa alle Istituzioni per evitare il rischio paralisi degli ospedali della provincia. Il documento è a firma di Anaao, Aaroi, Cgil Medici, Fials Medici, Uil Medici, Aupi, Fassid, Fesmed, Sinafo, Fp Cgil, UIL Fpl, Fsi, Nursind e Fials. Le sigle ricordano che “ancora un medico e un’infermiera sono risultati positivi al tampone all’Umberto I, individuato quale presidio strategico nella lotta al coronavirus.
I sindacati denunciano “insufficienza e discontinuità nella fornitura di mezzi di protezione, di tamponi, di reagenti”, situazione che “non solo espone gli operatori sanitari e il cittadino utente a gravi rischi per la vita e la salute, ma rischia di paralizzare la sanità della provincia, con conseguenze, incalcolabili e facilmente ipotizzabili. Si è perso tempo prezioso nell’effettuare i tamponi a tappetto per pazienti e personale, soprattutto per i ritardi nelle risposte dei Centri deputati di Catania e Messina, e i risultati sono davanti agli occhi di tutti. Si è finalmente deciso di effettuare i tamponi nella nostra provincia, e l’insufficienza dei reagenti nei presidi deputati ne ha ritardato la tempestività. In un periodo eccezionale, quale quello che stiamo attraversando, tutti possono ed hanno commesso degli errori, tuttavia è impensabile che gli ospedali e il personale dell’Azienda siano esposti a rischi inutili per la mancanza di presidi e per la mancata adozioni di accorgimenti elementari. Non è possibile che, in Veneto, si facciano tamponi a tutta la popolazione e che , a Siracusa, non riusciamo a farli in tempo agli ammalati e al personale di assistenza”.