Guarneri prova a tracciare un quadro quanto più aderente alla realtà: “E’ stato durissimo superare il lockdown di primavera. L’estate ci ha aiutato e adesso si ricomincia. Possiamo citare decine d’incongruenze dell’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri e affermare con certezza che nei ristoranti si rispettano tutte le norme e probabilmente sono più sicuri del pronto soccorso di un ospedale. La verità è che si sia fatto un unico calderone della ristorazione, quando sarebbe stato opportuno considerare le tante tipologie. Ristoranti come il mio, non ha bisogno di fare nottate, noi chiudiamo alle 22.30; cosa ben diversa per altri locali che avranno le loro giuste ragioni di operare in orari notturni. E poi, bisognerebbe distinguere tra città e città, sentire il parere dei sindaci, dei presidenti delle regioni per capire se e quali siano i reali problemi locali. Se quest’estate la movida è stata incontrollabile, è certamente colpa di chi doveva controllare non di noi ristoratori”.
Lo chef Guarneri non fa mistero delle perdite accusate dal suo ristorante: “Siamo oltre il 50% dall’inizio del lockdown ma le perdite saliranno ancora se si continua di questo passo. Chiudere così è pesante anche perché ognuno di noi in media ha sospeso circa 4mila euro per garantire strumenti sanificazione prodotti, oltre 4mila euro. Chiederemo al prefetto, unico interlocutore possibile, di farsi portavoce delle nostre problematiche”.
F. N.