Il coronavirus può restare attivo sulle superfici trasformandosi in una sottile pellicola, a seguito dell’evaporazione dell’acqua nelle particelle, il che si traduce in un arco di tempo di contagiosità più duraturo di quanto ritenuto precedentemente, e che potrebbe protrarsi per diversi giorni.
L’allarmante ipotesi è il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista Physics of Fluids, condotto dagli esperti dell’Indian Institute of Technology di Bombay (IIT Bombay), che hanno analizzato le reazioni dell’agente patogeno a distanza di diversi giorni una volta entrato in contatto con diverse superfici.
“Le particelle contenenti coronavirus possono restare infettive per diversi giorni – commenta Rajneesh Bhardwaj dell’IIT Bombay – quando atterrano su una superficie l’acqua evapora nel giro di pochi minuti, ma il virus sopravvive sotto forma di una pellicola protettiva, che si deteriora in tempi diversi, a seconda del materiale su cui si posa”.
Il team ha scoperto che l’acciaio inossidabile può mantenere inalterata la pellicola protettiva del virus per 24 ore, il rame per circa 16 ore, il vetro 80, mentre il polipropilene consente la sopravvivenza dell’agente patogeno per più di 150 ore.