6 gennaio 2021 – “Nell’ultima settimana si registra un’esplosione di nuovi casi di Covid-19 che volano oltre quota 810 mila, con un incremento del 153% rispetto a quella precedente”.
Lo rileva il monitoraggio della Fondazione Gimbe, che, nella settimana 29 dicembre-4 gennaio, rispetto alla precedente, registra anche +8,9% dei decessi, passati da 1.012 a 1.102.
In 7 giorni raddoppiano i casi attualmente positivi, passati da 598.868 a 1.265.297 (+111,3%).
La “sanità territoriale – evidenzia il monitoraggio – va in tilt” e “sale anche la pressione sugli ospedali”, con un +28% di ricoveri con sintomi (da 10.089 a 12.912) e +21,6% in terapia intensiva (da 1.145 a 1.392).
“Non decollano” le vaccinazioni anti-Covid in età pediatrica. Nella fascia tra 5 e 11 anni, in tre settimane, hanno raggiunto quota 401.532 somministrazioni. Al 5 gennaio (ore 7) sono state, invece, somministrate 20.977.634 terze dosi: in base alla platea ufficiale di circa 31 milioni di persone, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è del 67,7% ma con nette differenze regionali: dal 54,6% della Sicilia al 76,9% della Valle D’Aosta. Nella settimana dal 29 dicembre al 4 gennaio in tutte le Regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi di Covid-19: dal 66,8% della Liguria al 423,9% dell’Abruzzo. In 63 Province l’incidenza supera i 1.000 casi per 100.000 abitanti.
Le province con oltre 1000 casi per 100.000 abitanti sono: Firenze (3.058), Lodi (2.747), Monza e della Brianza (2.677), Siena (2.631), Milano (2.538), Prato (2.503), Pisa (2.385), Rimini (2.315), Arezzo (2.275), Pavia (2.235), Pistoia (2.156), Lucca (2.136), Terni (2.079), Varese (2.049), Perugia (2.047), Como (2.005), Lecco (1.949), Cremona (1.879), Massa Carrara (1.780), Forlì-Cesena (1.769), Biella (1.740), Brescia (1.738), Bergamo (1.728), Vibo Valentia (1.723), Pescara (1.721), Ravenna (1.721), Chieti (1.715), Sondrio (1.651), Cuneo (1.642), Alessandria (1.626), Verbano-Cusio-Ossola (1.616), Teramo (1.585), Livorno (1.564), Trento (1.524), Treviso (1.524), Novara (1.512), Asti (1.498), Mantova (1.456), Verona (1.421), Napoli (1.420), Torino (1.395), Rovigo (1.384), Trieste (1.384), Vicenza (1.366), Venezia (1.344), Pordenone (1.308), Ferrara (1.294), Padova (1.283), Caserta (1.264), Vercelli (1.228), Rieti (1.216), Avellino (1.206), Bologna (1.203), Enna (1.192), Grosseto (1.180), Parma (1.142), Aosta (1.089), La Spezia (1.088), L’Aquila (1.080), Latina (1.028), Reggio nell’Emilia (1.020), Udine (1.010) e Piacenza (1.009).
Il numero dei tamponi è passato da 5.175.977 della settimana 22-28 dicembre a 6.487.127 del 29 dicembre-4 gennaio (+25,3%), per l’incremento sia dei rapidi (+23,9%) che dei molecolari (+28,8%). Impenna anche il tasso di positività: dal 28 dicembre al 4 gennaio la media è salita dal 2,8% all’8,2% per gli antigenici e dal 15% al 24% per i molecolari. “L’enorme aumento della circolazione virale – spiega il presidente Nino Cartabellotta – è dovuta sia al dilagare di omicron che per l’incremento dei contatti sociali durante le feste. L’impatto su ricoveri e decessi sarà visibile nelle prossime settimane”.
“Le nuove misure sono il frutto di compromessi politici, piuttosto che di una coraggiosa strategia di contrasto alla pandemia”. Sono “insufficienti e tardive” e “continuano a inseguire il virus senza un piano B per arginare l’ondata di contagi che rischia di portare al default dei servizi sanitari ospedalieri, nonché al lockdown di fatto del Paese”. Questo il commento del presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, al decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri. Innanzitutto, spiega, “l’obbligo vaccinale limitato agli over 50 (che al momento non prevede sanzioni) avrà un impatto non prevedibile visto che non è noto il numero degli esentati, ed il super green pass per i lavoratori over 50 sarà del tutto inefficace nel breve termine, perché entrerà in vigore il 15 febbraio”. In secondo luogo, “le misure per la sicurezza nelle scuole sono insufficienti per evitare il ricorso alla DAD e introducono regole complesse e difficili da applicare con i servizi di sanità pubblica già in sovraccarico”. Ancora “lo smartworking viene liquidato con la semplice raccomandazione di ‘usare al meglio la flessibilità già consentita dalle regole vigenti”. Quanto agli scenari futuri, “la progressiva espansione di una variante estremamente contagiosa, nonostante determini una malattia meno grave, nelle ultime settimane sta rapidamente sovraccaricando gli ospedali per tre ragioni”. La narrativa sulla ‘raffreddorizzazione’ della variante omicron, “da confermare con ulteriori studi sul campo, abbassa il livello di guardia della popolazione”. In questa fase “è impossibile prevedere i tempi per raggiungere il picco nazionale dei contagi” ma le misure attuate sinora dal Governo “non hanno determinato alcun rallentamento nella crescita dei casi”. Nonostante la revisione delle regole della quarantena, “l’enorme numero dei contagi e la loro velocità di crescita rischiano di paralizzare il Paese, che si sta avviando verso un lockdown di fatto”.
Secondo l’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme), un centro di ricerca indipendente sulla sanità globale dell’università di Washington, In Italia il picco dei decessi per Covid-19 potrebbe arrivare a metà febbraio. Stando alle proiezioni dell’Ihme, potrebbe esserci tra i 343 e i 576 morti al giorno in Italia, a seconda delle variabili (uso della mascherina, severità della variante Omicron, terze dosi ed esitazione vaccinale).
Intanto un allarme arriva dal presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, Bruno Zuccarelli: “La situazione è critica, abbiamo bisogno di aiuto ora. Roma decida per una misura drastica”. Così Zuccarelli dopo un confronto con i colleghi degli ospedali di Napoli e provincia. “Né all’indomani del primo lockdown – spiega – né nella 2/a e 3/a ondata, la situazione è stata tanto grave, ora rischiamo di perderne il controllo. Ciò che si decide oggi avrà effetto fra 10-15 giorni. Se vogliamo evitare il peggio si intervenga subito, non metteteci in condizione di dover applicare il codice nero”, ha concluso riferendosi al percorso medico per decidere chi curare e chi no.