21 gennaio 2022 – Alla lettura della sentenza si è sciolta in un pianto liberatorio. La madre di Alessio Boscarino ha condensato in quelle lacrime la tensione di anni di udienze e la rabbia per l’uccisione del figlio 24enne, avvenuta quella sciagurata sera del 4 dicembre 2016 ai giardinetti di via Tasso a Priolo Gargallo. Il dispositivo di sentenza è stato letto dalla Corte d’assise d’appello (presidente, Rosario Cuteri, a latere, Stefania Scarlata), dopo diverse ore di camera di consiglio. I giudici hanno inflitto la condanna all’ergastolo nei confronti dei fratelli Christian e Roberto De Simone, e di Davide Greco. La corte ha accolto appieno la tesi accusatoria e le richieste dei pubblici ministeri Tommaso Pagano e Gaetano Bono che si sono fatti applicare dalla procura generale per seguire anche in secondo grado il processo che avevano imbastito a carico dei tre imputati.
“Siamo soddisfatti della sentenza. Giustizia è fatta”, s’è limitato a commentare l’avvocato Domenico Mignosa, faticando a consolare la madre della vittima, al suo fianco per tutto il tempo dell’udienza di ieri. Deluse, invece, le aspettative dei legali della difesa, gli avvocati Puccio Forestiere e Sebastiano Troia per i fratelli De Simone, e l’avvocato Antonio Zizzi per Greco. Speravano in una riforma in meglio della sentenza per Roberto De Simone e Greco (condannati in primo grado a 30 anni di reclusione), sulla scorta della confessione di Christian che ha permesso ai poliziotti di rinvenire la pistola utilizzata per uccidere Boscarino, sostenendo che gli altri due imputati non c’entrassero nulla con l’agguato e che, anzi, avessero fatto di tutto per evitare il peggio.
I giudici, non solo hanno emesso una sentenza di condanna, ma hanno anche disposto la trasmissione degli atti alla procura di Siracusa per indagare il collaboratore di giustizia Sebastiano Sardo. Questi ha raccontato di avere ricevuto a casa sua la visita di Christian De Simone, la notte dell’omicidio, il quale, in lacrime, gli aveva raccontato quanto avvenuto poche ore prima a Priolo. Ha riferito poi che da diverso tempo la vittima avrebbe minacciato i fratelli De Simone e girava per Priolo armato di mazza da baseball e con un pittbull al guinzaglio. Sardo con altri due testi saranno, quindi, processato per falsa testimonianza.