L’opinione – a cura di Concetto Alota
Il presidente della Commissione antimafia siciliana, Claudio Fava, nel corso della sua visita sulle attività delittuose della criminalità registrata nella Provincia di Siracusa, che si è tenuta in prefettura, ha fatto riferimento all’analisi contenuta nell’ultima relazione della Dia consegnata al Parlamento e relativa al secondo semestre del 2020. Infatti, nel capitolo dedicato alla mafia in provincia di Siracusa, il panorama delle organizzazioni criminali non mostra sostanziali mutamenti delle vecchie strutture, degli assetti e delle aree di incidenza. Nonostante le indagini condotte nel tempo abbiano consentito di trarre in arresto esponenti di primo piano dei gruppi criminali, l’operatività delle consorterie non può dirsi sopita. Par Fava, tangibili appaiono poi le influenze di cosa nostra catanese nell’attività criminale nella provincia di Siracusa.
Secondo la Dia, i vecchi clan non riuscendo a ricostruire l’organizzazione, cui spettava il compito di delimitare le questioni più delicate, hanno adottato “un coordinamento basato sulla condivisione delle linee di indirizzo e dalla ripartizione delle sfere di influenza tra esponenti di rilievo dei vari mandamenti, anche di province diverse”, mischiando, malgrado, le proprie attività con i cosiddetti “cani sciolti” che girano in lungo e in largo in cerca di facili guadagni, divenendo il braccio armato.
Nella relazione della Dia si fa riferimento alle recenti indagini che hanno svelato, nel Siracusano, “la rinnovata operatività” della famiglia Aparo, “grazie ad alcuni affiliati storici tornati in libertà e attivi sul territorio di riferimento nei settori delle estorsioni, dell’usura e degli stupefacenti”.
Gli “ingenti proventi delle attività delittuose”, come ha sottolineato il questore di Siracusa Gabriella Ioppolo, “vengono reimpiegati nelle attività criminali del sodalizio e consentono agli affiliati di elargire prontamente a tasso usurario ingenti somme di denaro, nonché di acquistare importanti partite di droga”.
Attualità sociale. Per la Dia, “una particolare attenzione deve essere rivolta, sul piano sociale, al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. È evidente che le organizzazioni criminali hanno tutto l’interesse a fomentare episodi di intolleranza urbana strumentalizzando la situazione di disagio economico – sottolinea la relazione – per trasformarla in protesta sociale, specie al Sud. Parallelamente, le organizzazioni si stanno proponendo come welfare alternativo a quello statale, offrendo generi di prima necessità e sussidi di carattere economico”. Con un panorama possibile di “un vero e proprio investimento sul consenso sociale, che se da un lato fa crescere la “rispettabilità” del mafioso sul territorio, dall’altro genera un credito, da riscuotere, ad esempio, come “pacchetti di voti” in occasione di future elezioni”. Anche la politica potrebbe ritornare ad allearsi con la mafia al fine di controllare l’intero pacchetto formato dagli interessi in gioco, dai lavori pubblici alla creazione nel territorio di una vasta rete di relazioni economico-sociali di colletti bianchi e uomini fidati, incensurati ovviamente, in ogni buco delle istituzioni. Vedi gli ultimi sviluppi nel siracusano nell’ambito delle amministrative.
Il territorio siracusano risulta, dunque, caratterizzato dalla presenza di due macro gruppi di riferimento che spendono la loro influenza in ambiti geografici ben definiti. Nel quadrante nord di Siracusa risulta presente il gruppo Santa Panagia che costituisce una frangia cittadina della ramificata compagine Nardo-Aparo-Trigila collegata alla famiglia Santapaola-Ercolano della mafia. In effetti, gli esponenti di vertice dei citati clan seguirebbero una logica di spartizione territoriale per gestire in autonome piazze di spaccio stupefacenti forniti prevalentemente dai sodalizi mafiosi etnei. Lo scenario delineato è confermato dall’indagine “Demetra” conclusa il 2 settembre 2020 che ha evidenziato l’operatività nella città di Siracusa di due organizzazioni criminali dedite allo spaccio entrambe con autonomia strutturale e operativa nella gestione delle zone di competenza. L’indagine ha consentito di individuare il vertice di uno dei gruppi criminali in. Si segnala che un esponente di vertice del sodalizio dei Bottato Attanasio è ristretto in regime di 41 bis O.P., così come vari affiliati alle famiglie dei Nardo-Aparo-Trigila. Anche se in gran parte detenuti, si avvalgono del consolidato prestigio criminale e di un nutrito gruppo di sodali. (compreso ora i nuovi cani sciolti). L’attività criminale in corso rimane lo spaccio della droga e l’estorsione, l’usura, oltre al controllo di attività del gioco d’azzardo, buona parte del commercio al dettaglio e all’ingrosso di generi alimentari e il ritorno della richiesta dell’obolo nel campo della prostituzione.
Per la cronaca. Il tasso di criminalità-mafiosa – secondo lo studio Eurispes, piazza Caltanissetta in sesta posizione, seguita al tredicesimo posto da Catania; poi ci sono Siracusa e Trapani al quindicesimo posto. Agrigento è al diciassettesimo, Enna al diciannovesimo e Palermo al ventunesimo. Ragusa 24esima, e Messina 28esima.