Domani primo giorno di applicazione effettiva delle nuove regole europee,stop ai conti correnti in rosso in banca sulla gestione dei default delle imprese , sulle sofferenze e sugli sconfinamenti. Sparisce, di fatto, anche la flessibilità in mano ai direttori di filiale che non potranno più gestire i piccoli problemi di liquidità sia delle famiglie sia delle aziende. Tutto per via delle norme dell’Autorità bancaria europea, in vigore formalmente dal giorno 1 gennaio, ma che da domani esordiranno allo sportello,
E stop alle compensazioni tra linee di credito e durata del default raddoppiato, per la clientela, da tre a sei mesi. Tutto questo con danni enormi soprattutto per le piccole e medie imprese, per le quali la gestione “morbida” dei rapporti con le banche è spesso essenziale. Secondo il Centro studi di Unimpresa, fino allo scorso 31 dicembre un debitore era considerato in stato di default se aveva pagamenti arretrati per più di 90 giorni in misura pari al 5% del suo debito. Adesso la percentuale cala significativamente fino all’1% secondo cui cambia il significato di “rilevanza” del pagamento arretrato, in relazione al quale entrano in gioco anche altre due soglie: 100 euro per le famiglie e 500 euro per le imprese. Non solo: oltre all’abbattimento delle soglie, le nuove regole europee non ammettono spazi di manovra per gli istituti di credito, mentre le “vecchie” regole consentivano alle stesse banche la possibilità di concedere, alla clientela, compensazioni tra linee di credito.
Una misura di equità o una punizione severa?
E ancora: il cliente resta in stato di default, dopo la regolarizzazione dei pagamenti, per altri 90 giorni; fino allo scorso 31 dicembre, invece, lo stato di default terminava saldando i debiti pregressi. Per quanto riguarda la soglia degli arretrati, per fare un esempio, su una linea di credito di 100.000 euro, la soglia rilevante degli arretrati crolla da 5.000 euro a 1.000 euro: di fatto viene azzerata la flessibilità delle banche che è essenziale sia per le famiglie sia per le imprese. “Alla base delle scelte del regolatore europeo c’è la necessità di armonizzare gli ordinamenti bancari, in effetti assai diversi fra loro. Tuttavia, la ricerca ossessiva di un cosiddetto level playing field ovvero di un campo di gioco livellato in tutta Europa corre il rischio di penalizzare in prima battuta le nostre banche e, a catena, la clientela degli stessi istituti.
Quella che, sulla carta, nasce come una misura di equità si trasforma in una punizione severa per il nostro Paese e arriva in un momento difficilissimo per la nostra economia, tra le più piegate dagli effetti della pandemia da Covid” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Salvo Politino. “L’auspicio è che ci sia un intervento urgente da parte del governo affinché si faccia parte attiva, in sede europea, quantomeno per una sospensione temporanea delle nuove regole dell’Eba” aggiunge Politino. La novità più significativa delle nuove regole europee riguarda la gestione dei conti “in rosso”: gli addebiti automatici non saranno più consentiti, infatti, se i clienti non avranno sufficienti disponibilità liquide sui loro depositi bancari. C’è il rischio, pertanto, di un improvviso stop ai pagamenti di utenze, stipendi, contributi previdenziali, rate di finanziamenti. Inoltre, dopo tre mesi di mancati pagamenti da soli 100 euro, viene imposto alla banca di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come “crediti malati”.
Il rischio di diventare subito morosi
Chi ha il conto corrente “scoperto”, in sostanza, corre il rischio di risultare immediatamente “moroso” nei confronti di vari soggetti, dalle finanziarie all’Inps, dai dipendenti alle aziende cosiddette utility (energia, gas, acqua, telefono). Non solo: le stesse nuove norme dell’Eba stabiliscono che per un mancato pagamento superiore a 100 euro, protratto per tre mesi, il cliente venga classificato come cattivo pagatore, tutta la sua esposizione verso la banca sia classificata come non performing loan e sia inviata la segnalazione alla centrale rischi.
Per milioni di piccole e medie imprese c’è dunque il rischio concreto non solo di una improvvisa mancanza di piccola liquidità, derivante dallo stop improvviso ai conti in rosso, ma anche di una significativa stretta al credito. Il quadro del settore bancario non è omogeneo e l’informazione è insufficiente: qualche banca, infatti, sembra orientata, almeno in una prima fase dell’applicazione delle nuove regole, a mantenere una linea più morbida, specie nei clienti conosciuti.
Per quanto riguarda i conti correnti, le nuove regole dell‘Eba impongono di bloccare i pagamenti con addebito diretto nel caso in cui il cliente (impresa o famiglia) non abbia adeguata disponibilità sul proprio deposito. La misura riguarda il pagamento di bollette, rate di mutui e finanziamenti, stipendi. In assenza di fondi sufficienti a “coprire” il pagamento, la banca lo blocca e cancella il relativo “Rid” (disposizioni automatiche di pagamento). Tutto questo vuol dire che il cliente della banca diventa “moroso” nei confronti del titolare del “Rid”.
Il chiarimento di Bankitalia
La nuova definizione di default, ha precisato la Banca d’Italia, non introduce un divieto a consentire sconfinamenti: come già ora, le banche, nel rispetto delle proprie policy, possono permettere ai clienti utilizzi del conto che comportino uno sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto ovvero, in caso di affidamento, oltre il limite di fido. La possibilità di sconfinare non è tuttavia “un diritto del cliente, ma una facoltà concessa dalla banca”, che può anche applicare commissioni.
Secondo la Bankitalia non è comunque vero che se un debitore è classificato a default sulla base della nuova definizione, è classificato automaticamente anche “a sofferenza” nella Centrale dei Rischi: gli intermediari segnalano un cliente “in sofferenza” solo quando ritengono che abbia gravi difficoltà, non temporanee, a restituire il suo debito.