5 gennaio 2021 ore 19.00
diretta streaming su canale Youtube e Facebook Compagnia Zappalà Danza
SCENARIO DANZA 2020/21
Danza sorvegliata speciale \ Aspettando Panopticon
Dialoghi sul Teatro Igienico, progetto di Roberto Zappalà che intreccia danza e arti visive
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«Alla luce del disastro umano, sociale ed economico che abbiamo vissuto nell’ultimo periodo, gli effetti negativi sugli eventi artistici non si sono fatti attendere, presto tutti ci siamo accorti che anche il mondo delle arti performative avrebbe subito pesanti conseguenze. Il compito dell’arte quando ci riesce continua ad essere quello di individuare prima degli altri alcuni passaggi dell’attualità, anticipandone i “rimedi”.
Le restrizioni che i teatri stanno subendo in relazione al numero di spettatori che possono seguire la performance a causa del Covid-19, sta creando non pochi disagi. Panopticon, si pone come obiettivo quello di ragionare e in qualche modo ribaltare la percezione della solitudine, del controllo, della protezione dell’individuo.
L’intenzione è di far diventare protagonista il contenitore, lo spazio, almeno quanto il contenuto, il performer e il messaggio del suo gesto». (Roberto Zappalà)
Danza sorvegliata speciale \ Aspettando Panopticon è un incontro che avverrà online il 5 gennaio 2021 alle 19.00. Una riflessione non obbligatoriamente pensata in funzione del Covid-19, ma che ne prende spunto per una più profonda analisi sulla condizione dell’individuo messo a dura prova e sempre morbosamente controllato. Come suggerisce il titolo Aspettando Panocticon è una serata per presentare il progetto Panocticon, ideato nel maggio 2020 da Roberto Zappalà, pensato e realizzato insieme al visual designer Maurizio Leonardi: una miscela di esperienze agite, arte concettuale e fisica e necessità del presente.
Roberto Zappalà e Maurizio Leonardi presentano al pubblico Panopticon, dialogando tra parole e spunti visivi insieme a Valeria Crippa, giornalista del Corriere della Sera, Daniele Perra, esperto d’arte contemporanea, Guido Nicolosi, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Catania e Stefano Tomassini, docente presso l’università Iuav di Venezia e critico di danza per Artribune. Un primo passo per riavvicinarsi. 60 minuti di danza, arte e nuove prospettive da condividere online in attesa di potersi rivedere dal vivo.
L’arte come nell’antichità “rimedio” per l’attualità. Panoptes, gigante della mitologia greca, che possedeva un centinaio di occhi e ritenuto quindi un guardiano perfetto, dà il nome al carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham.
«Il nostro progetto, un poligono con numero variabile di lati, realizzato in ferro e tulle, esalta la dimensione della segregazione/prigione così come del distanziamento/isolamento sociale oltre che del voyeurismo.
Nel nostro proposito l’osservatore non controlla chi lo circonda come nel caso del progetto originale di Bentham. Saranno gli spettatori stessi che controlleranno il performer, isolati sia da lui che l’uno dall’altro, alludendo in tal modo anche all’ “Anopticon” di Umberto Eco che in quanto opposto del Panopticon, deresponsabilizza il sorvegliante ponendo la domanda: chi sorveglia i sorveglianti?
Il nostro obiettivo punta a creare un corto circuito tra sorveglianti e sorvegliati ma vuole anche rendere l’architettura scenica autonoma e protagonista» (Roberto Zappalà).
E Maurizio Leonardi descrive il «Panopticon di Zappalà, come una sorta di parodia delle architetture “difensive” e, lungi dal volersene fare beffe, mette in scena, criticamente, alcune delle contraddizioni e irrazionalità da tempo presenti nella nostra vita quotidiana, che sono prepotentemente emerse durante il recente periodo di segregazione.
Tra l’urgenza che hanno gli artisti di sostentarsi continuando a esercitare la disciplina alla quale hanno dedicato la loro vita, il bisogno dei teatri di sopravvivere al fermo forzato e il diritto del pubblico al nutrimento dell’anima attraverso la fruizione dei prodotti artistici, si inseriscono le tre parole d’ordine pronunciate da scienziati e da politici: igiene, distanza, protezione, facendo confliggere il tutto in maniera difficilmente ricomponibile.
Con Panopticon l’evento collettivo dello spettacolo live ritorna in scena (..) al sicuro dalla potenziale minaccia rappresentata dal vicino e dall’artista che si esibisce.
Una sorta di peep show collettivo, in cui l’ossimorica GesellschaftderIndividuen di Norbert Elias trova una perturbante rappresentazione grazie all’esempio di teatro igienico che è questa installazione.
Lella Battiato Majorana