Diodato Ha vinto e non è una grandissima sorpresa, considerato che già sabato all’inizio della finale era primo nella classifica provvisoria. È sempre stato tra i favoriti in questa settimana con il suo brano «Fai rumore» che parla della necessità di abbattere i muri dell’incomunicabilità, un invito a bruciare quei silenzi che amplificano le distanze. È piaciuta la sua canzone, ha convinto la sua interpretazione. C’è chi dice sia «chirurgico», perfetto, preciso. Ha vinto la 70edizione del Festival di Sanremo a 38 anni dopo aver calcato il palco del Teatro Ariston tra le Nuove proposte nel 2014, e tra i big nel 2018. E questa, la sua terza volta, è stata quella giusta.
L’altro giorno in conferenza stampa aveva detto: «Sono stati mesi incredibili che mi stanno dando una soddisfazione immensa. Da “Che vita meravigliosa” a “Fai rumore” è stato compreso il pensiero che c’era dietro e questa è la cosa più importante. La cosa più bella è sentirsi dire: “hai scritto la mia canzone”. Questa è la cosa più bella per me». Ha poi spiegato il suo brano sanremese : «Sarà capitato a tutti di allontanarsi da un’altra persona. Questo è un invito a far sentire la propria umanità con un rumore dolce. Quei silenzi che si creano rischiano di amplificare anche dei silenzi errati. E’ un invito a provare a non distruggere ciò che di buono c’è stato nel vissuto. Oggi ci sono due grandi divisioni nella nostra società: una parte troppo rumorosa composta da urlatori che si vogliono imporre con determinati slogan, dall’altra parte c’è un altro mondo che non si riconosce e che talvolta rimane troppo in silenzio. Ecco, questa canzone è anche un invito a loro a manifestare il loro dissenso facendo attenzione alle parole».