L’inchiesta della Procura di Messina sui cosiddetti dossier e i depistaggi, che configurano un nuovo “Caso Siracusa”, non si è affatto esaurita con l’emissione delle 15 misure cautelari. Martedì, nel giorno in cui veniva eseguita l’ordinanza del gip del tribunale peloritano, Maria Vermiglio, una nutrita rappresentanza dei militari della Guardia di finanza si è recata al quinto livello del palazzo di giustizia di Siracusa per acquisire una corposa serie di atti e di documenti. E’ il chiaro segnale che il giudice per le indagini preliminari abbia concesso alla procura messinese una proroga alle indagini ed è, quindi, altrettanto probabile che l’indagine possa allargarsi a macchia d’olio con il coinvolgimento di altre persone. Non viene escluso, peraltro, che l’indagine possa riguardare altri magistrati in servizio alla procura aretusea.
Intanto, sono stati fissati per domani nel carcere di Regina Coeli a Roma gli interrogatori di garanzia dell’avvocato augustano Piero Amara e dell’imprenditore Fabrizio Centofanti, arrestati nell’ambito dell’indagine congiunta delle procure di Roma e Messina. I due sono accusati dai pm romani di associazione a delinquere finalizzata al conseguimento di frodi fiscali. Ad Amara è contestata anche la corruzione in atti giudiziari. L’interrogatorio di garanzia sarà svolto dal gip Daniela Caramico D’Auria alla presenza dei pm Stefano Rocco Fava e Luca Tescaroli. Per quanto riguarda, invece, l’imprenditore Ezio Bigotti l’interrogatorio verrà svolto per rogatoria a Pinerolo dove si trova agli arresti domiciliari.
L’ex sostituto procuratore di Siracusa Giancarlo Longo, accusato di corruzione, associazione a delinquere e falso, sarà interrogato quest’oggi dal gip di Messina che ne ha disposto l’arresto. L’interrogatorio di garanzia si tiene nel carcere di Poggioreale dove il magistrato, che dal mese di gennaio era in servizio al tribunale civile di Napoli, sezione distaccata di Ischia, è detenuto. «Il mio cliente risponderà a tutte le domande», spiega il legale difensore di Longo, l’avv. Candido Bonaventura. Il magistrato napoletano ha depositato nelle scorse settimane una memoria difensiva in cui accusa gli 8 ex colleghi pm di Siracusa di aver ordito un complotto per danneggiarlo. «Abbiamo dimostrato attraverso una consulenza che però non è stata tenuta in considerazione dalla Procura di Messina – dice il suo legale – che i soldi depositati sul suo conto erano regali dei suoceri. Bastava confrontare i movimenti bancari da loro fatti». Una difesa a cui il gip non ha creduto.