«L’Isab non è soggetta al regime sanzionatorio e non ha violato le sanzioni predisposte dall’Ue e condivise dall’Italia, che per l’import di petrolio russo scattano il 5 dicembre». Questa la dichiarazione del ministro delle Imprese Adolfo Urso replicando all’inchiesta del Wall Street Journal che identifica nella raffineria Priolo, controllata dal gruppo russo Lukoil, una delle scappatoie per aggirare l’embargo Usa sul petrolio russo dopo l’invasione dell’Ucraina. Il quotidiano americano, che ha ricostruito e tracciato le rotte delle petroliere provenienti dai porti russi, sostiene che le due raffinerie della Isab a Priolo ricevono la maggioranza del greggio dalla Russia per produrre benzina e altri derivati che poi la società vende negli Stati Uniti a gruppi come Exxon, senza violare le sanzioni.
Quest’operazione è possibile perché a Priolo il petrolio russo viene raffinato e le sanzioni Usa prevedono, tra le eccezioni, il petrolio che ha avuto «una trasformazione sostanziale» all’estero. L’Isab importa oggi dalla Russia il93% del petrolio, effetto delle banche europee che hanno smesso di finanziare l’Isab, dopo l’invasione dell’Ucraina. Da marzo di quest’anno la raffineria di Priolo ha esportato quasi 5 milioni di barili di prodotti petroliferi negli Usa, di cui 2,5 milioni di barili di benzina.
Intanto, si corre per evitare l’embargo del petrolio russo previsto per il 5 dicembre. Dopo la Comfort letter del comitato per la sicurezza finanziaria, che consente a Isab di riottenere i finanziamenti dalle banche, il ministro Urso continua a lavorare per «per garantire la continuità delle attività produttivecosì importanti sul piano nazionale e per l’economia siciliana». Tra le soluzioni, non si esclude un intervento della Sace, che potrebbe dare le garanzie (negate dalle banche) a Isab per continuare l’attività.