7 agosto 2021 – “C’è il serio rischio che Augusta e la Sicilia Orientale perdano il treno della ripresa economica”. Sono parole amare, messe nero su bianco dal sindaco Giuseppe Di Mare e dall’assessore alle Politiche portuali, Tania Patania. Il loro è un accorato appello perché la burocrazia non fagociti l’autorità di sistema portuale, la cui gestione commissariale è al centro delle polemiche e dell’attenzione dell’amministrazione pubblica locale.
Il sindaco Di Mare e l’assessore Patania prendono a prestito l’attivismo della consorella della Sicilia Orientale che ha dato spazio alla costituzione della società West Gate Sicily, formata dalle compagnie di navi da crociera, Msc e Costa Crociere, per dare vitalità al settore dello shipping. “Si tratta di una nuova entità – scrivono i due amministratori pubblici megaresi – su cui hanno avuto modo di convergere le due più importanti compagnie di navigazione crocieristiche a livello globale, affidatarie della concessione demaniale marittima per la gestione del termina passeggeri a Palermo, Trapani, Porto Empedocle e Termini Imerese. Il risultato è il successo dell’attività dell’autorità di sistema portuale, guidata dal presidente Pasqualino Monti, che ha avuto modo di rivitalizzare il trasporto marittimo dell’intero sistema portuale della Sicilia occidentale, riqualificare gli spazi portuali e ristabilire il normale rapporto tra l’ente e le città ricomprese nella circoscrizione portuale”.
Gli operatori economici portuali di Augusta e l’amministrazione pubblica si dicono ammirati per quanto è stato possibile realizzare dall’altra parte della Sicilia, dove nel 2022 sono previsti 176 attracchi per Costa e Msc, con l’obiettivo di arrivare a un milione e mezzo di crocieristi. Dall’altro, però, esprimono rammarico per la situazione del porto megarese. “Più volte – sostiene il sindaco Di Mare – gli operatori economici si sono espressi sulla mancata attività di programmazione e sviluppo del porto di Augusta e sull’inerzia complessiva delle gestioni commissariali. Se da un lato vi è la dimostrazione che il mondo e l’economia del mare sono più vivi e vitali che mai, che riversano sviluppo e crescita economica nei territori, dall’altro lato è innegabile il continuo sprofondare del sistema portuale della Sicilia orientale”.
Il primo cittadino megarese parla di disastro assoluto, provocato dall’impasse sulla governance portuale. “Mentre a Palermo l’evidente mole di lavoro svolto dall’autorità di sistema portuale ha portato a un quasi automatico rinnovo di chi la dirige, Augusta è alle prese con una gestione commissariale anonima, divisiva, e con carenti risultati in quella che è la missione unica e fondamentale dell’autorità di sistema”.
Nel criticare le mancate scelte politiche sulla nuova governance dell’organismo portuale, i due amministratori comunali portano ad esempio l speranza nell’avvio di importanti traffici con l’isola di Malta già a partire da ieri. Gli imprenditori privati avevano anche venduto i biglietti, ma l’epilogo sembra essere fallimentare. “Tutto ciò – dice il primo cittadino – comporterà un evidente danno alla portualità, alla città di Augusta e all’immagine internazionale della nostra terra”. Sindaco ed assessore pongono il problema del ruolo che debba avere la città e il porto di Augusta all’interno dell’autorità di sistema e “sulla sua capacità o meno di comporre e indirizzare le iniziative private verso il benessere collettivo, rappresentato dallo sviluppo delle attività portuali”. Insomma, occorre uscire dall’in certezza della gestione commissariale, continuando la quale “fa correre il rischio che Augusta e tutta la Sicilia Orientale perdano il treno della ripresa economica”. Da queste considerazioni scaturisce l’auspicio di Di Mare e Patania che “l’autorità di sistema di Augusta acquisisca al più presto gli strumenti e gli obiettivi e si faccia capace di essere il motore dello sviluppo di una buona parte della Sicilia”. Poi ricordano che “il potere che la legge portuale assegna a chi è chiamato a gestire il porto è anche responsabilità verso le generazioni presenti e future, che devono essere costrette a fuggire dalla propria terra, ma rimanervi per beneficiare delle opportunità di crescita e sviluppo”.