Educazione istituzionale: Dio ci salvi dai novelli Torquemada

Accade che delle istituzioni non ci si occupi più, vuoi perché non le si riconoscono, vuoi perché le si incontrano e non le si vuole vedere perché fa comodo, vuoi perché non se nec onoscono le regole più banali ma forse le più difficili da applicare.

Ma cos’è un’istituzione?
Solo l’insieme di regole costituzionali?
Giuridicamente parlando, solo la famiglia, la proprietà, il matrimonio, il condominio e tutti gli istituti previsti dall’ordinamento giuridico?
L’istituzione è il prete di campagna o l’alto prelato?
L’istituzione è la scuola o il CNA?
Ma cos’è? Il sindaco o la Corona inglese?
l’Onu o Israele?
Tutto è istituzione se la si rispetta come tale, in caso contrario è solo occupazione immeritata e indecorosa di posti, fortemente pericolosa per la collettività intera che la dovrebbe prendere ad esempio.
Ovviamente l’istituzione non è antropomorfa ma va vissuta in modo assolutamente asettico e distaccato rispondendo solo alla norma che la governa.
Secondo Santi Romano, grande giurista palermitano, all’interno della società convivono una pluralità di ordinamenti giuridici , pluralità di associazioni riconosciute e non, ognuno con proprie regole, lecite o illecite, ( queste ultime non meritevoli di rispetto né tutela ) e ritualità,
tanto che lo stesso giurista ricorreva ad un termine dallo stesso adottato quale “teoria istituzionistica”, la quale si fonda sulla equazione tra diritto ed istituzione.
Proprio Santi Romano, ribadisce il concetto ubi societas ibi ius e ubi ius ibi societas, dove vi è una società li vi è diritto e dove esiste la legge lì vi è la società.
Pertanto, la società non può fare a meno del diritto e dei giuristi così come il diritto ed i giuristi non possono fare a meno della società.
Continuando a ragionare con metodo giuridico si può affermare che ogni ambito della società è sottoposta a regole giuridiche o comportamentali o entrambe e che ogni cittadino, non a caso così chiamato, deve mantenere un comportamento consono in casa come nei luoghi istituzionali e appartenenti all’intera collettività.
E così, gli atteggiamenti aggressivi, gli sproloqui, le movenze imbarazzanti e il gesticolare tipico di un uomo bloccato in alto mare che invochi aiuto ad un elicottero di passaggio dovrebbero appartenere al decalogo di ciò che non dovrebbe essere fatto.
E invece …. Accendere la Tv oggi significa assistere ad un sistema comportamentale carente di regole deontologiche o di senso comune; le urla dagli scranni dai quali Cicerone ed altri come lui, innamorati della polis e delle sue sorti, parlavano sommessamente e per il bene comune, manifestano una condizione interiore che necessita di assistenza medica
Ma allora cosa succede? Bisognerebbe riportare indietro le fasi lunari tornando al tempo in cui la censura ricordava il bon ton e l’educazione prima di cadere
negli eccessi illiberali e oscurantisti?
Ecco, potrebbe succedere che in nome della mancanza di rispetto delle regole istituzionali e del necessario ripristino della educazione istituzionale, si irrigidisca
Il sistema e si arrivi ad eccessi con la scusante di dover bilanciate le spallate tra poteri e ripristinare la legalità
Che dio ci guardi dai novelli Torquemada ma anche dai maleducati istituzionali cui bisogna ricordare di usare correttamente il microfono non solo
pressando il pulsante per accenderlo.
Touchè.

 

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By Carola Parano

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