Preceduto da un coro unanime ed entusiasta proveniente dalla Mostra di Venezia arriva prima, brevemente, nelle sale e poi sulla nota piattaforma americana l’ultima fatica del nostro più grande regista da almeno un ventennio (“L’uomo in più” è del 2001).
Sinceramente e almeno per me, è una grande delusione.
A 51 anni, ancorché dopo una carriera, una parte di carriera, indiscutibilmente straordinaria, c’era forse da riflettere un attimo di più prima di mettere in scena la propria giovinezza napoletana.
La narrazione della quale, in effetti, procede in maniera estremamente slabbrata ed erratica.
Tra momenti di vera comicità e forse di genio e plurime scene gratuite e non giustificabili, nemmeno con l’onirismo estemporaneo cui Sorrentino stesso ci abituato.
L’inizio poi, con un Enzo de Caro spaventosamente identico al compianto Luciano de Crescenzo, sembra tentare di trasportare il realismo magico sudamericano nella nostra bella Napoli ma, piuttosto, finisce per essere nient’altro che l’inizio di una sovraesposizione dei certo apprezzabili seni di Luisa Ranieri, che occuperanno circa mezza pellicola, senza un senso che vada oltre la sottolinearura dei turbamenti, ben più che adolescenziali, del protagonista e di suo fratello.
Tra le, poche, perle si segnala la descrizione dell’attesa del nuovo fidanzato di una grassissima parente da parte della grande famiglia riunita e l’arrivo dello stesso che, pur esasperando classiche tematiche eduardiane per non dire de La Smorfia (Troisi, Arena, De Caro), ha delle intuizioni di grandissima comicità con un eccelso Renato Carpentieri e un ottimo Toni Servillo che, comunque, gigioneggia in maniera eccessiva.
Ma troppe sono le fasi inutili, sorta di riempitivo, e la sottotrama che vorrebbe tutto, o molto, legato alla venuta di Maradona a Napoli, non trasmette nulla di quello che riusciva a fare nei pochi minuti di apparizione della figura del grande calciatore in Youth (2015) o, anche, nel discorso di ringraziamento pronunciaro dal regista alla consegna dell’Oscar per La Grande Bellezza (2013).
Una menzione particolare merita di certo l’attrice che interpreta la parte di madre del protagonista, Teresa Saponangelo, che disegna forse l’unico personaggio completo del film, tra allegria e rabbia, maternità e difficile ruolo di moglie innamorata e tradita.
In tutto ciò, però, manca un filo conduttore credibile, cinematograficamente, c’è un affastellarsi di scene in cui il protagonista va allo stadio, su un set cinematografico, a teatro, in vacanza o subisce una poco gradevole iniziazione sessuale, quasi che dalla loro semplice somma lo spettatore dovrebbe sentirsi adeguatamente informato.
Forse alla fine lo sarà, ma non avrà visto un film ma, più che altro, una sorta di resoconto.
Le scontate note di Napul’e’ accompagnano nel finale il protagonista sul treno per Roma e lo spettatore all’uscita, nella certezza di aver visto molto di meglio da Paolo Sorrentino.
È stata la mano di Dio
2021
Regia Paolo Sorrentino
con Toni Servillo, Enzo de Caro, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri,
Teresa Sapinangelo, Filippo Scotti.
Distribuzione italiana Netflix, LukyRed
Gianfrancesco Vecchio