Uno dei tre evasi dal carcere di Favignana è il pachinese Adriano Avolese. Insieme con i due vittoriesi Massimo Mangione e Giuseppe Scardino hanno messo a segno la classica fuga con sbarre segate e lenzuola usate come funi. L’episodio è accaduto alle 3 di sabato al carcere “Giuseppe Barraco” dell’isola di Favignana. I tre hanno utilizzato un piccolo seghetto per rimuovere le sbarre della loro cella al secondo piano. Poi sarebbero saliti sul tetto del reparto e con delle lenzuola, si sarebbero lanciati sul muro di cinta. Sempre con le stesse lenzuola, si sono calati, da un’altezza di cinque metri, dal muro che si affaccia su via Libertà. I tre erano stati trasferiti a Favignana da qualche mese dopo aver tentato di fuggire dall’istituto di pena di Siracusa. Nonostante il trasferimento «punitivo», i detenuti erano stati messi nella stessa cella. Assieme ai tre detenuti che evasi c’era un quarto carcerato. Un detenuto per rapina di origini napoletane, è stato legato e imbavagliato con alcune lenzuola e una corda. Lo hanno fatto sedere in un angolo della cella e poi hanno segato le sbarre e sono fuggiti.
Adriano Avolese nel 2002 a Pachino uccise insieme col padre Sebastiano Di Rosa, 24 anni, per una vendetta nei confronti del fratello della vittima, Salvatore, che avrebbe insidiato la moglie. La Cassazione ha confermato le condanne a 25 anni di reclusione per il figlio di Mario Avolese, Giuseppe, all’ergastolo per Mario e Adriano,e a 30 anni per Dino Lentinello. Secondo le indagini della polizia la vittima fu picchiata selvaggiamente con pugni, calci e colpi di bastone. Il corpo venne gettato in un appezzamento di terreno e dato alle fiamme. All’inizio dal carcere avevano segnalato che a evadere era stato il padre il Mario.