La lunga intervista rilasciata, in esclusiva, dall’avvocato Piero Amara alla trasmissione “Piazzapulita”, il talk su politica e attualità di La7, ha prodotto reazioni contrastanti nell’opinione pubblica. Si dividono tra coloro che ritengono che Amara ne sia uscito a testa alta meritandosi, addirittura, l’appellativo di “genio”, come lo ha definito, sul finire della trasmissione, il giornalista Paolo Mieli, e chi, invece, è convinto che Amara abbia dimostrato di essere quel personaggio ambiguo e misterioso che le cronache ci hanno consegnato in questi ultimi anni per le diverse vicende in cui è stato protagonista.
L’avvocato Amara, che ha sostanzialmente confermato di avere fatto parte di un’associazione (la loggia Ungheria) in cui magistrati, alti funzionari, forze dell’ordine, esponenti di governo si relazionavano per scambiarsi favori, ha manifestato calma e sangue freddo anche quando le domande erano incalzanti e avrebbero potuto imbarazzarlo.
“Nella trasmissione di giovedì – commenta Andrea Migneco, presidente della sottosezione siracusana dell’associazione nazionale magistrati – ho molto apprezzato l’intervento del collega Marco Bisogni che ha ribadito la genesi del primo procedimento, relativo alla vicenda Sistema Siracusa, nato da otto coraggiosi sostituti procuratori, a dimostrazione del fatto che, in quella circostanza, si sono attivati meccanismi di tutela nella magistratura nonostante la crisi di credibilità. Le sue sono state considerazioni che vanno tenute presenti, perché una parte importante, sana e maggioritaria della magistratura è riuscita ad attivare i meccanismi di controllo e di tutela della legalità”.
Nella scheda di presentazione dell’intervista ad Amara, è stata raccolta una dichiarazione del sindaco di Priolo, Pippo Gianni, che non ha avuto mezzi termini nell’affermare che se avesse la possibilità di incontrare Amara, suo ex legale di fiducia, lo prenderebbe a schiaffoni. “Amara ha dimostrato di possedere una florida intelligenza – dice Gianni – io non ce l’ho con lui quanto con quel presidente del Cga che ha intascato tanti soldi per pilotare la sentenza con cui ha disposto la riproposizione delle elezioni regionali in alcuni seggi nel 2012, che poi determinarono la mia esclusione dall’Ars. Quel presidente, che, vorrei ricordare, ha patteggiato la pena a due anni e mezzo di reclusione, ebbe la faccia tosta di fare da estensore della sentenza, visto che tutti componenti del collegio avevano fatto un passo indietro. Dispose il ritorno alle urne ignorando la legge regionale numero 29 del 1951 che recita che, in presenza di brogli accertati, l’esito del voto in quel seggio non va conteggiato”.
L’avvocato Amara è stato sentito negli ultimi anni dalle Procure di Roma, Messina, Milano e Perugia. Da persona informata dei fatti è stato diverse volte interrogato anche dal vertice della Procura siracusana, in particolare sull’emisfero che riguarda le attività del colosso Eni ma anche per altre vicende. Sempre a Siracusa, Amara sta attendendo il pronunciamento del gup del tribunale, Salvatore Palmeri, per la vicenda Sai 8. Le ultime due udienze-fiume sono state caratterizzate dal suo esame nel corso del quale ha parlato dei rapporti tra l’azienda che gestiva il servizio idrico integrato in provincia di Siracusa, la politica e la magistratura aretusea.
Francesco Nania