Anche nella delicata fase di emergenza sanitaria in atto, continua la proficua e consolidata collaborazione con il Consorzio Plemmirio e il personale dell’Area Marina Protetta, finalizzata al contrasto delle attività illecita in materia di pesca marittima.
Nella tarda serata di ieri, infatti, due pescatori abusivi sono stati trovati intenti ad effettuare attività di pesca subacquea all’interno della Zona C dell’Area Marina Protetta del Plemmirio. Il personale in servizio presso la sala operativa della sede del Consorzio Plemmirio segnalava alla Guardia Costiera di Siracusa, la presenza di due soggetti in attività di pesca in zona C, precisamente nello specchio acqueo antistante Punta della Mola.
I militari appartenenti al Nucleo Operativo Polizia Ambientale si recavano così nell’area predetta, provvedendo a posizionarsi nell’unica via di accesso/uscita esistente nella zona in questione, in attesa del passaggio dei pescatori subacquei. Come previsto, al termine dell’attività di pesca, i due soggetti salivano a bordo di un’autovettura cercando di allontanarsi, ma venivano bloccati dai militari e trovati in possesso di autorespiratori, precisamente 4 bombole e 2 erogatori, di un fucile e di un quantitativo di prodotto ittico di kg 8, costituito da Saraghi e Polpi.
Si procedeva così all’elevazione di due sanzioni amministrative, per un importo complessivo di euro 4.000,00, per aver effettuato la pesca subacquea in Area Marina Protetta in orario notturno e con l’ausilio di autorespiratore, e al sequestro dell’attrezzatura utilizzata e del prodotto ittico detenuto. Quest ultimo veniva preso in custodia presso la Capitaneria di Porto di Siracusa e conservato in celle frigorifere, successivamente ispezionato da parte di personale medico veterinario dell’ASP n. 8 di Siracusa, che ne ha stabilito la non idoneità al consumo umano e conseguentemente la distruzione.
I due pescatori subacquei venivano, altresì, sanzionati, ciascuno per un importo di euro 533,00, per inosservanza delle restrizioni in vigore per il contenimento della diffusione del virus “Covid-19”, anche alla luce del fatto che entrambi provenivano, senza alcuna autorizzazione, da un Comune diverso.