“Non racconterò mai a nessuno come ho concepito mio figlio mentre ero al carcere duro, perché sono cose intime mie. Dico solo che non ho fatto niente di illecito, ci sono riuscito ringraziando anche Dio e sono rimasto soddisfatto. Non ho chiesto alcuna autorizzazione, ma ho approfittato della distrazione degli agenti del Gom…” A dirlo, collegato in videoconferenza, è il boss mafioso Giuseppe Graviano. Di più non vuole aggiungere il capomafia di Brancaccio. Dice e non dice. Ma ci sono le intercettazioni a raccontare quanto sarebbe accaduto nel 1996. “Io tremavo, lei era nascosta ni robi ( tra la biancheria, ndr). E dormivamo nella cella assieme, cose da pazzi. Tremavo, tremavo”, questo aveva raccontato Graviano al compagno di cella, non sapendo di essere intercettato in carcere dai magistrati del processo “Trattativa Stato-mafia”. Un figlio concepito mentre era al 41 bis, cioè al carcere duro.
Anche Filippo Graviano è riuscito a diventare padre in carcere. Si chiamano tutti e due Michele i figli dei boss, come il nonno, ucciso a Brancaccio. E quando il pm gli legge alcuni passaggi si innervosisce e dice imbarazzato: “Dottò, ma perché mi deve leggere queste cose? Cosa c’entrano con il processo. Non interessa niente a nessuno…”. E aggiunge: “Si figuri se andavo a raccontare ad estranei quello che facevo con mia moglie”, e mette in dubbio le trascrizioni delle intercettazioni.
E oggi racconta al Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo: “Sono venuti tanti colleghi a chiedere, non venivano autorizzati i permessi”. Insomma, ribadisce che ci è riuscito grazie a una “distrazione” di alcuni agenti del Gom. Poi racconta la sua storia d’amore con la moglie Bibbiana. “Quando cominciai a ricevere le ordinanze di custodia cautelare per gli omicidi di Salvo Lima e del procedimento Agate +59 con imputazione di stragi, Libero Grassi, ero con la mia allora fidanzata in barca sul lago. E le dissi: “Vatti a fare la tua vita”. Ma lei non ne ha voluto sapere niente. Anche quando venni arrestato le dicevo dal carcere di farsi la sua vita”.
“Invece lei è voluta restare con me e così le dissi di preparare i documenti e di sposarci – racconta ancora Giuseppe Graviano – E ci siamo sposati. Ma certo non dormivamo in cella assieme, come è stato scritto”. E spiega: “I miei figli non dovevano nascere in Italia e infatti sono nati in Svizzera”.
Fonte adnkronos.com