La cittadina di Priolo Gargallo, una volta nota come la culla dell’industrializzazione nel Meridione d’Italia, un fiore all’occhiello di un patrimonio culturale legato allo sviluppo economico e del lavoro sicuro italiano, con un tasso di disoccupazione molto basso e a tratti inesistente, negli ultimi anni si è trasformato come a una “Bengodi” della violenza, con un pauroso aumento del consumo di reati a ventaglio e scontri violenti, tra i politicanti.
Nota cittadina multiculturale con l’avvento delle industrie e con un alto numero di diversità culturale; ma ora i priolesi, pur alla presenza di grosse industrie, parlano di grave crisi strutturale e sequenziale in cui l’unica scelta rimane emigrare verso il Nord Italia o all’estero, come negli Anni Cinquanta e Sessanta. In continua trasformazione, già arrondissement, (frazione), del capoluogo Siracusa con bella storia, che ha fatto scoprire una prospettiva insolita della vita frenetica e capace di trasformarsi in economia sana e valida. Ora la popolazione lamenta che: “…ci tocca dover stare in campana”. Si considerano residenti di una città poco sicura, quale che sia la zona in cui si abita. Oggi per la cronaca di tutta i giorni appare nello stereotipo collettivo come uno scenario carico di violenza, in cui si scatenano gli uni contro gli altri per un nonnulla; fatti e circostanze che ormai non sono più relegate la notte e alle zone più periferiche. Tanti i veleni che si sono registrati nei social, così come le querele per offese e calunnie. Uno spettacolo non edificante, con tanto duro lavoro per polizia e carabinieri nel sedare le questioni tra le parti.
Incontriamo un crocicchio di priolesi in piazza che alla nostra domanda tentano di fare un elenco con la mano che “giravolta”: “Risse in pieno giorno nella pubblica via, vandalismo, furti pesanti con l’asporto di attrezzature in locali artigianali e commerciali, auto e botteghe in fiamme e tanto altro ancora, ci fanno da apparire come una periferia degradate in cui tutto appare come se ci fosse una guerra in corso; poi di eventi culturali non c’è più traccia, tranne qualcosina ogni tanto”. Così le testimonianze e le lamentele dei cittadini priololesi al semplice girar per le strade della cittadina industriale, un tempo punto di riferimento per l’alto reddito pro-capite e fonte di ricchezza per industrie e lavoratori.
“Se la sicurezza non è garantita per le vie del centro e nelle abitazioni private, che cosa dobbiamo aspettarci – dicono ancora i residenti. Alle sette della sera le strade sono vuote, come quando nei centri abitati insisteva il coprifuoco, alla maniera della guerra. Al Comune ci avevano promesso la messa in opera di un sistema di videosorveglianza a tappeto, ma non si capisce che fine abbia fatto”. E ancora, dulcis in fundo: “…ma è anche la politica a essere diventata violenta, addirittura con minacce non tanto velate e plateali battibecchi nell’aula del consiglio comunale, ma anche lungo le strade senza freno”.
Concetto Alota