Sul Caso Ias e dintorni, che rischia di coinvolgere le sorti dell’intero Petrolchimico siracusano, l’unica via valida da percorrere per uscire dal pantano dell’immobilismo della Regione che ha già detto che non investirà nessuna somma per i lavori necessari alla sistemazione degli impianti del depuratore di Priolo di sua proprietà, appare la proposta fatta dalle industrie. Le società che compongono la minoranza delle quote azionarie private dell’Ias, sono disposte ad investire i soldi necessari per i lavori di ammodernamento e di manutenzione a condizione che la Regione ceda loro il potere necessario per il controllo totale e la gestione dell’Ias, attraverso la modifica dello Statuto. Sarebbe questo l’obiettivo prefissato dagli industriali e dichiarato già alla Regione Siciliana nello scorso autunno da Assindustria Siracusa, senza giro di parole. Ma per la cronaca, un regalo agli industriali da parte della parte pubblica, cioè, la Regione, è arrivato con la modifica che assegna al direttore dell’Ias, espressione dei soci privati, le industrie, super poter con un ampio ventaglio di autonomia funzionale; tematiche e dintorni in cui stanno indagando a fondo gli uomini della guardia di finanza, nell’ambito del troncone dell’inchiesta della Procura di Siracusa.
Errori e omissioni, sussurra e grida nei rapporti complessi tra i colossi della chimica e della raffinazione, l’Irsap, la Regione e l’ex Consorzio Asi di Siracusa sulla gestione dell’Ias di Priolo. Silenzio invece sul mancato pagamento da parte dell’Ias alla Regione da circa cinque anni della quota di 500 mila euro l’anno, relativa al canone di concessione.
Intanto, i sindacati dei lavoratori hanno manifestato stamane davanti ai cancelli del depuratore consortile, annunciando uno sciopero per il prossimo 21 marzo. E mentre la Regione ha detto a chiare lettere che non intende formalizzare la fidejussione a garanzia dei lavori necessari per la messa a norma degli impianti, sotto sequestro preventivo da parte della magistratura entro la data del 23 marzo; ecco perché lo scenario futuro si fa sempre più triste e disastroso e la soluzione potrebbe essere quella di cedere alle lusinghe delle industrie senza condizioni. E nemmeno la nomina di un commissario giudiziario da parte della magistratura potrà sbrogliare l’ingarbugliata matassa per far uscire dalle secche la “nave” incagliata denominata “Ias” che rischia di affondare insieme a tutto il Petrolchimico siracusano e le speranze di tante famiglie e il crollo dell’economia locale, come è successo a Gela, Porto Marghera e altrove.
Così com’è accaduto per la gestione dell’acqua pubblica passata ai privati a forza di colpi di mano da parte della politica, anche per la depurazione in Sicilia si procede decisi a macchia di leopardo verso la privatizzazione. Intanto, finora sono 5, tre italiane e due spagnole, le società che hanno manifestato l’interesse alla gara d’appalto per la gestione del depuratore di Priolo Gargallo gestito dall’Ias che hanno presentato richiesta di sopralluogo degli impianti all’Irsap. E questo nonostante l’emendamento alla Finanziaria presentato dal deputato regionale del Pd, Giovanni Cafeo, sulla possibilità di trasferite la gestione dei depuratori siciliani all’Ato Idrico di riferimento territoriale e nel caso o alla società di scopo, come appunto, all’Ias. Invece, secondo fonti della Regione si procede speditamente all’espletamento della gara voluta fortemente dai vertici dell’Irsap, anche se gli impianti sono sotto sequestro della magistratura e richiedono ingenti investimenti che sfiorano nel totale i 20 milioni di euro, come dichiarato recentemente dall’attuale presidente dell’Ias, Mariagrazia Brandara. Un’inversione di tendenza malamente criticata e che ha registrato nel passato l’interesse di una sorta di cartello d’imprese sugli appalti della gestione dell’acqua e della depurazione nell’Isola.
Ma in certi ambienti politici sia di maggioranza sia di opposizione si parla chiaramente di una scelta scellerata; una strada sbagliata che porterà alla privatizzazione di un settore importante, come la gestione delle reti idriche e la depurazione delle acque reflue, con il rischio dell’effetto speculativo a danno dell’Ambiente e dai costi esorbitanti per i cittadini.
E da più parti, si fa notare ancora una volta che l’unico socio pubblico di maggioranza della Ias è il Consorzio Asi, Area di Sviluppo Industriale di Siracusa, ente pubblico che è stato soppresso e posto in liquidazione con la legge regionale 12 gennaio 2012, n. 8, che ha istituito l’Irsap, Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive, ma separando nettamente i conti patrimoniali dell’Irsap, rispetto ai Consorzi Asi della Sicilia soppressi, in “finanza derivata”, ma il bando di gara è stato mandato in onda, invece, dall’Irsap. E questo potrebbe far scattare una serie di ricorsi e un guazzabuglio che metterebbe la gara in corso fuori legge, con la possibile condizione degli eventuali concorrenti ad aprire un contenzioso milionario con la Regione Siciliana.
Sul fronte dell’inchiesta della magistratura siracusana, si registra sui due tronconi delle indagini una frenetica attività su due tronconi: quello sull’inquinamento e l’altro su appalti e paraggi con l’acquisizione continua di documenti e riscontri oggettivi e obiettivi.
Concetto Alota