L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha avviato questa settimana una serie di consultazioni per trovare le modalità atte a garantire che rifugiati omosessuali, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) siano maggiormente salvaguardati, e che abbiano la possibilità di ottenere giustizia e assistenza in caso di violenza e discriminazione.
Richiamando il tema scelto quest’anno in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, “Giustizia e protezione per tutti”, il 16 maggio 2019 si è tenuto a Ginevra il primo ciclo di consultazioni con le organizzazioni e i portavoce LGBTI. Nei prossimi mesi sono previste ulteriori consultazioni in diverse parti del mondo.
“L’UNHCR è in prima linea per garantire che i richiedenti asilo e i rifugiati LGBTI siano protetti ovunque si trovino, ma dobbiamo mobilitarci ulteriormente. Ecco perché è così importante confrontarsi e unire le forze con le persone e le organizzazioni che hanno una conoscenza approfondita della questione”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Ancora oggi nel mondo ci sono oltre 70 Paesi che considerano le relazioni omosessuali un crimine, e molte persone LGBTI continuano a subire gravi violazioni dei diritti umani e persecuzioni nei loro paesi d’origine. Costretti a cercare sicurezza e protezione all’estero, spesso sono esposti a rischi simili o addirittura maggiori una volta che fuggono nei paesi confinanti.
“È fondamentale creare spazi sicuri per i richiedenti asilo e i rifugiati LGBTI per evitare che si sentano costretti a nascondere il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere nel tentativo di proteggersi”, ha dichiarato l’Alto Commissario, osservando come negli ultimi anni l’UNHCR abbia investito nello sviluppo di linee guida, strumenti e opportunità formative sulle questioni LGBTI per i suoi operatori e i suoi partner.
L’Alto Commissario ha inoltre posto l’accento sui molti esempi incoraggianti provenienti dal lavoro svolto sul campo negli ultimi anni; tra questi, la cooperazione con i leader LGBTI in Africa per migliorare la il raggio d’azione e l’accesso ai servizi, la costruzione di reti con i datori di lavoro volte a creare opportunità di lavoro per i rifugiati LGBTI nelle Americhe, e l’istituzione di gruppi di supporto per giovani LGBTI nella regione del Medio Oriente.
“Questi sforzi devono riflettersi anche tra i nostri operatori. I colleghi LGBTI che lavorano per l’UNHCR devono sentirsi al sicuro, liberi dalla paura del giudizio o della discriminazione, e fiduciosi di poter accedere a pari opportunità di carriera e al supporto di cui hanno bisogno”, ha proseguito l’Alto Commissario.
“La lotta per i diritti LGBTI coinvolge ognuno di noi. Riguarda la nostra diversità e la nostra umanità. Dovremmo tutti svolgere un ruolo attivo nella lotta all’omofobia, alla transfobia e alla bifobia”, ha concluso.