Il giallo di Caronia finisce in tragedia, trovati i resti di Gioele: solo il Dna potrà confermare l’identità

Sarebbero di Gioele Mondello i resti trovati vicino all’autostrada Messina-Palermo, nel territorio di Caronia, dove da sedici giorni si cercava il piccolo. Sul posto dopo la segnalazione è giunto il procuratore Angelo Cavallo.

Si tratta di resti ossei trovati tra i cespugli di un collina da un carabiniere in congedo che fa parte del gruppo di oltre cento volontari, siciliani e turisti, che hanno risposto all’appello del papà del bimbo e per tutta la mattina hanno setacciato la zona.

Solo il Dna potrà confermare l’identità

Solo l’esame del Dna potrà confermare che si tratta dei resti di Gioele: un tronco, un femore compatibili con quelli di un bimbo. Non ci sarebbe invece la maglietta di cui parlava una fonte investigativa in un primo momento. Sul posto, fra gli altri, dopo la segnalazione di un volontario – un carabiniere in congedo – il procuratore di Patti, Angelo Cavallo e il medico legale.

Per gli investigatori questi resti del corpicino martoriato – forse sbranato da animali selvatici cui potrebbero appartenere quei ciuffi di peli – sono quasi certamente di Gioele, sebbene non siano riconoscibili. Un riconoscimento quindi che appare difficile, rendendo forse necessario l’esame del dna. A distanza ci sono i familiari, compreso il padre di Gioele, Daniele Mondello.

Sedici giorni di angoscia

Il luogo del ritrovamento è vicino anche traliccio dove l’8 agosto è stato rinvenuto il cadavere della mamma del piccolo, Viviana Parisi. Il piccolo era sparito 16 giorni fa in braccio alla madre. “Viviana non lo avrebbe mai ucciso e non aveva paura dei cani“, aveva detto questa mattina presto Daniele Mondello, mettendosi alla testa dei volontari che hanno risposto al suo appello e dalle 7.30 si erano presentati al centro di coordinamento sulla statale 113, al distributore di benzina di Caronia, per avviare le ricerche a tappeto.

Dopo le dichiarazioni dei testimoni che hanno visto il piccolo vivo allontanarsi in braccio alla mamma, le attività si erano concentrate verso la montagna. Armate di bottiglie d’acqua e zainetto, le squadre di volontari – che affiancano i familiari – hanno setacciato l’area.

“Non può averlo ucciso la mamma”

“Tutte le ipotesi sono aperte, abbiamo fiducia nei magistrati”, aveva detto Mariella Mondello, la zia del bimbo, presente insieme a nonno Letterio. “Siamo genitori anche noi e vogliamo fare la nostra parte”, hanno detto alcuni volontari.

Daniele Mondello, molto provato, non ha fatto che ripetere il suo mantra: “Viviana non l’ha ucciso, l’amava troppo”. E se il padre e marito delle due vittime esclude le piste dell’omicidio-suicidio e dell’aggressione da parte di cani, la sorella Mariella non crede che ci fosse qualcosa o qualcuno che ha indotto la la cognata ad allontanarsi: “Era solo nel panico in quel momento, non fuggiva da niente”.

“Ho cercato dove altri non sono andati”

Ho cercato dove gli altri non sono andati e l’ho trovato. Trovarlo è stato un dono di Dio. Il povero corpicino era martoriato, straziato dagli animali” ha detto Giuseppe Di Bello, il 55enne ex carabiniere in congedo, originario di Capo d’Orlando che poco prima delle 10,30 ha trovato i resti.

L’uomo aveva con sé un falcetto con cui si è fatto strada nella fitta vegetazione. “Era determinato a trovare quei poveri resti, munito di attrezzi. È partito presto per questo e li ha trovati purtroppo. È una cosa angosciosa”, ha raccontato Francesco Radici che con Di Bello aveva rispostio all’appello del papà di Gioele.

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By wltv

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