Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è giunto a Siracusa per prendere parte, nel Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, ad una una cerimonia commemorativa dedicata al suo storico fondatore e presidente, il professor M. Cherif Bassiouni, scomparso lo scorso anno a Chicago all’età di 79 anni. La cerimonia ha avuto inizio con un messaggio di benvenuto ai rappresentanti delle istituzioni, alle autorità e agli ospiti provenienti da tuto il mondo.
Tra i saluti, quello del sindaco Francesco Italia «Egli sintetizzava alla perfezione l’autorevolezza dello studioso e dell’accademico e la passione dell’attivista dei diritti politici e civili, impegnato sul campo contro ogni forma di sopraffazione della persona e di mortificazione dell’essere umano». Questo parole usate dal il sindaco, Francesco Italia, per ricordare lo storico presidente dell’attuale “The Siracusa International Institute” (ex Istituto superiore internazionale di scienze criminali), Cherif Bassiouni, che oggi, a un anno dalla morte, è stato ricordato a Siracusa alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Da oggi la sede dell’Istituto (un palazzo del Comune, ex chiesa di San Francesco di Paola ed ex convento dei Minimi) è intitolato allo stesso Bassiouni. Il sindaco Italia ha rivolto al presidente Mattarella «l’affettuoso saluto della città», ringraziandolo per avere voluto presenziare a una commemorazione che per Siracusa riveste una particolare importanza.
Di seguito una sintesi dell’intervento del sindaco Italia.
Celebrare oggi, a un anno dalla sua scomparsa, Cherif Bassiouni è come celebrare a tutti gli effetti un figlio della nostra terra, un figlio di Siracusa. Forse al professore non piacerebbe questa definizione; forse gli starebbe stretta, lui che ha portato le sue conoscenze e le sue competenze in vari angoli della Terra, che si è sempre mosso in una prospettiva planetaria e si è speso senza sosta per arrivare, attraverso la forza della Legge e del Diritto, a un mondo migliore, più giusto ed equo. Ma per me e per tutti i siracusani è una maniera per ribadire, ad un anno dalla morte, il valore di quella cittadinanza onoraria concessa tempo addietro e che fu segno di riconoscenza all’uomo che per oltre 40 anni ha incarnato l’Istituto superiore internazionale di scienze criminali facendolo diventare punto di riferimento del dibattito giuridico sull’allargamento dei diritti civili.
Cherif Bassiouni ha lasciato un’impronta profonda e duratura. Anche se dal 2015 ha ricoperto solo la carica di presidente onorario, i suoi insegnamenti sono ancora oggi la sostanza della mission dell’odierno Siracusa international institute. Egli sintetizzava alla perfezione l’autorevolezza dello studioso e dell’accademico – maestro di schiere di giuristi – e la passione dell’attivista dei diritti politici e civili, impegnato sul campo contro ogni forma di sopraffazione della persona e di mortificazione dell’essere umano. La pratica e lo studio del Diritto, dunque, per lui non erano solo lavoro intellettuale ma erano impegno concreto e fattivo, specie lì dove erano minacciate le libertà.
Solo considerando questo doppio registro si comprende appieno l’eredità lasciata dal professore Bassiouni e si coglie il senso delle iniziative alle quali ha dedicato maggiore impegno. Mi riferisco ai Tribunali internazionali per l’ex Jugoslavia e per il Ruanda ma, soprattutto, alla Corte penale internazionale, per la cui istituzione si spese in prima persona, ricoprendo incarichi di primo piano in tutto la faticosa e complicata fase preparatoria, e che gli valse la nomination al Nobel per la pace nel 1999.
Per tutto questo e per molto altro, autorevoli giuristi e studiosi considerano Bassiouni come uno dei padri nobili del Diritto penale internazionale. Riuscire a far incontrare oltre 160 Paesi anche molto distanti per storie, principi e culture giuridiche fu uno sforzo enorme e mi rende orgoglioso il pensiero che una parte considerevole di quel lavoro fu fatto proprio a Siracusa attraverso le conferenze e gli incontri internazionali organizzati proprio all’Isisc. Mi rende orgoglioso l’idea che la mia città e il Comune, di cui mi onoro di essere sindaco, abbiano contribuito anche per una parte piccolissima al raggiungimento di un obiettivo di civiltà enorme come l’istituzione di un tribunale capace di non lasciare impuniti crimini contro l’umanità, dunque frutto di sopraffazione e di aberrazione.
Assieme alla Fondazione Inda, grazie al professor Bassiouni, il Siracusa international institute è uno dei fiori all’occhiello di una città antica che non vuole, però, vivere solo della sua storia – per quanto invidiabile – ma vuole continuare ad essere protagonista nel presente e nella costruzione del futuro. Nei suoi 46 anni di vita esso ha assolto a questo compito in maniera pregevole attraverso un’attività di alto profilo che prosegue senza sosta. Da qui sono passati e passano personalità di primissimo livello, non solo studiosi ma anche donne e uomini impegnate giornalmente sul campo nel lotta al crimine in tutte le sue declinazioni: da quello comune a quello politico, da quello religioso a quello, ovviamente, mafioso. Qui si fa sintesi e si creano occasioni di confronto affinché l’azione degli Stati sia sempre all’altezza delle sfide lanciate da chi immagina un mondo più insicuro. Il crimine è fonte di sofferenza per molti ma motivo di tornaconto per pochi, gente capace di trarne ricchezze talmente grandi da condizionare le scelte economiche e politiche e che, in un mondo globalizzato e sempre più interconnesso, possono produrre i loro effetti nefasti su intere popolazioni.
Studio, ricerca e analisi; attenzione alle aree di crisi e formazione dei giovani giuristi rivolta anche ai Paesi che si stanno impegnando a colmare i ritardi nell’affermazione della certezza del diritto. Ce n’è abbastanza per sentirci fieri di questa istituzione nel ricordo costante di Cherif Bassiouni e dell’attuale presidenza di Jean-François Thony. Un’istituzione con queste caratteristiche ha la sua sede ideale a Siracusa, storica porta verso il Nordafrica e il Medio oriente, città aperta sul Mediterraneo, luogo millenario di civiltà e di cultura che chiama tutti noi contemporanei a nuovi doveri e a nuove responsabilità.