Inquinamento = impunità: ma ora la legge c’è, basta applicarla

Le inchieste giudiziarie sull’inquinamento dell’ambiente il più delle volte finiscono nel nulla. Si continua a dire che è tempo perso tanto non succederà niente. In una sorta d’impunità, un lasciapassare perpetuo, automatico, chissà per quale valore aggiunto verso le lobby della chimica e della raffinazione alla libertà d’inquinare. E alla domanda se qualcuno in Italia fosse stato condannato per inquinamento, la risposta il più delle volte, era no. Ma ora la legge sui reati ambientali c’è. Nessuna scusa a portare a termine indagini e inchieste contro chi inquina. Bisogna sfatare questo stereotipo e chiarire che non è vero che in Italia insiste una sorta di abbuono per chi inquina (almeno finora), anche se garantisce posti di lavoro. Un ricatto che non può essere avallato dallo Stato italiano, o da una delle sue istituzioni.

L’inserimento dei delitti contro l’ambiente nel codice penale (legge n. 68 del 2015)

Il 19 maggio del 2015 il Senato italiano ha approvato definitivamente il disegno di legge sui delitti contro l’ambiente con 170 voti a favore (PD, SEL e M5S), 20 contrari (Forza Italia) e 21 astenuti (Lega nord). L’approvazione è arrivata dopo una lunga lotta durata più di vent’anni e, se fosse stata in vigore prima, avrebbe molto probabilmente cambiato diverse sentenze come ad esempio il caso Eternit.

Cambia tutto. Con il disegno di legge parlamentare e non con un atto governativo, era nato da una proposta di legge del presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci del PD, e da quelle simili del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia Libertà. Con la sua approvazione alcuni cri­mini con­tro l’ambiente non saranno più considerati semplici con­trav­ven­zioni ma reati seri inseriti nel codice penale italiano, i tempi di pre­scri­zione sono raddoppiati e le pene pos­sono arri­vare fino a 20 anni di carcere.

Ecco i cinque nuovi reati. In base al nuovo prov­ve­di­mento diven­tano reati l’inquinamento ambientale, il disa­stro ambien­tale, l’impedimento dei con­trolli, l’omessa boni­fica e il traf­fico di mate­riale radioat­tivo;

Inquinamento ambientale. Il nuovo articolo del codice penale punisce l’inquinamento ambientale con la reclusione da 2 a 6 anni e con una multa che può andare da 10 mila a 100 mila euro. L’inquinamento ambientale punisce chi provoca «una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili: delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna».

Sono previste anche delle aggravanti con un aumento delle pene nel caso il reato di inquinamento abbia provocato delle lesioni o la morte di una o più persone. Le pene vengono aumentate in modo progressivo a seconda che ci sia stata lesione semplice, lesione grave, gravissima o morte. Se gli eventi lesivi derivati dal reato sono plurimi e a carico di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per il reato più grave aumentata fino al triplo: il limite massimo per la detenzione è 20 anni.

Disastro ambientale. Sono considerati disastri ambientali: «l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema, l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione diventa particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali, l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo». In questi casi le pene vanno da 5 a 15 anni ed è prevista un’aggravante: quando il disastro ambientale viene commesso in un’area protetta o sottoposta a vincolo o causa danno a specie animali o vegetali protette.

Delitti colposi. Nel caso in cui i reati di inquinamento e di disastro ambientale vengano commessi per colpa e non per dolo, cioè non intenzionalmente, le pene saranno ridotte fino ad un massimo di due terzi.

Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività. Commette questo reato «chiunque, abusivamente, cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, detiene, trasferisce, abbandona o si disfa illegittimamente di materiale ad alta radioattività ovvero, detenendo tale materiale, lo abbandona o se ne disfa illegittimamente». La legge, in questi casi, prevede pene da 2 a 6 anni di carcere e una multa da 10 mila a 50 mila euro.

Impedimento del controllo. «Chiunque, negando l’accesso, predisponendo ostacoli o mutando artificiosamente lo stato dei luoghi, impedisce, intralcia o elude l’attività di vigilanza e controllo ambientali e di sicurezza e igiene del lavoro, ovvero ne compromette gli esiti» sarà punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

Associazioni contro l’ambiente. La legge prevede specifiche aggravanti nel caso i reati vengano commessi in forma associativa.

Confisca. «In caso di condanna o patteggiamento per i reati di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento del controllo nonché per i reati associativi il giudice deve sempre ordinare la confisca delle cose che sono il prodotto o il profitto del reato o che sono servite a commetterlo. Niente confisca quando i beni appartengano a terzi estranei al reato. Se la confisca dei beni non è possibile, il giudice ordina la confisca per equivalente. I beni e i proventi confiscati sono messi nella disponibilità della pubblica amministrazione competente e vincolati all’uso per la bonifica dei luoghi. Niente confisca quando l’imputato abbia efficacemente provveduto alla messa in sicurezza dei luoghi e, se necessario, alla loro bonifica e ripristino».

“Air gun”. Il divieto di uso della tecnica dell’air gun (cioè delle perforazioni esplosive per cercare petrolio) era stato cancellato alla Camera quando tre identici emendamenti (presentati da Forza Italia, Scelta civica e Area popolare) erano stati votai a scrutinio segreto con conseguenti accuse al governo di voler favorire le lobby petrolifere. Nella quarta e ultima lettura del Senato non sono state approvate modifiche su questo tema. Sia il Movimento 5 Stelle che SEL hanno preferito infatti ritirare i loro emendamenti per arrivare più velocemente all’approvazione definitiva della legge. Contro la tec­nica dell’air gun, il M5S ha già depo­si­tato una nuova pro­po­sta.

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