Con la sentenza, di cui si attendono le motivazioni e con la quale si estinguono anche gli effetti civili della condanna, la Corte di Cassazione ha messo la parola fine ad una vicenda che si trascina da oltre dieci anni, da quando nel dicembre 2007 D’Anna fu denunciato dal magistrato di Siracusa, Maurizio Musco, all’epoca ex sostituto procuratore a Siracusa, per diffamazione a mezzo stampa aggravata per aver aggiunto l’aggettivo “vergognoso” alla notizia della richiesta di archiviazione per alcuni filoni del processo “Mare rosso”, avanzata dalla procura di Siracusa e accolta poi dal Gip. La vicenda era quella dell’inquinamento della rada di Augusta e dell’inchiesta che, nel 2001, portò anche all’arresto di diverse persone e scosse l’intera provincia di Siracusa.
L’articolo di Gianni d’Anna non era altro che la cronaca di una seduta di consiglio comunale di Augusta relativo alla vicenda della piattaforma polifunzionale Oikhoten per rifiuti pericolosi e non, mai realizzata, nel territorio di Augusta per la quale sempre la procura di Siracusa contestava all’ex sindaco di Augusta, Massimo Carrubba e all’ex vicesindaco Nunzio Perrotta i reati di tentata concussione nei confronti di un dirigente del Comune di Augusta e solo per Carrubba anche per abuso di ufficio per aver partecipato, esprimendo parere negativo, alla conferenza dei servizi di approvazione. Entrambi gli amministratori sono poi stati assolti con formula piena dal tribunale di Siracusa.
D’Anna, nonostante la richiesta di archiviazione, per non aver commesso il fatto, avanzata in aula dal pubblico ministero, fu condannato in primo grado nel 2010 dal Tribunale di Messina a 3000 euro di multa, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento della parte ritenuta offesa, da liquidarsi in sede civile. Nel 2017, inoltre, dopo 7 anni di mancata fissazione dell’ udienza di appello, rinunciò alla prescrizione che pure incombeva perchè certo della sua innocenza ed affrontò il giudizio di secondo grado. La Corte d’Appello confermò la condanna di primo grado emettendo sentenza con contestuale motivazione, circostanza prevista dalla legge, ma inusuale.
“Dopo questi anni di profonda inquietudine vissuta da Gianni, la famiglia vuole dedicare questa vittoria interamente a Lui, a questa professione che tanto amava e alla città di Augusta.
Per noi e per tutti coloro che Gli sono stati vicini è una gioia triste. –hanno commentato la
moglie Liana e i figli Valerio ed Alessandra- Ringraziamo l’avvocato Nino Cacia che, nonostante tutto, ha reso onore alla sua memoria. Un ulteriore ringraziamento va a chi, da sempre, ha creduto in lui”.
Augusta, 18 Gennaio 2019