“L’operatività delle organizzazioni siracusane, per quanto ridimensionata dalle recenti attività di contrasto, continua a trovare linfa vitale in una strategia di pax mafiosa tra i sodalizi della provincia, e nelle salde alleanze con le consorterie etnee”. Il rilievo essenziale emerge dalla relazione del ministro dell’Internorelativa all’attività svolta e ai risultati conseguiti dalla direzione investigativa antimafia. Il resoconto si sofferma al periodo gennaio-giugno dello scorso anno e fotografa l’attuale situazione del fenomeno criminale in provincia.
Nella relazione si legge: “Il clan Bottaro-Attanasio esercita il proprio potere nell’agglomerato urbano siracusano, ed è storicamente legato al clan catanese Cappello. Il clan Santa Panagia, attivo nella stessa area cittadina vanta, invece, forti legami con la famiglia etnea dei Santapaola. Ulteriore presenza, particolarmente ramificata sul territorio provinciale, è il gruppo Nardo-Aparo.Trigila, anch’esso saldamente legato ai Santapaola. Infine, nei territori di Cassibile e Pachino operano rispettivamente il clan Linguanti (rappresentante in quella fascia di territorio di una filiazione del clan Trigila) e il clan Giuliano(fortemente legato ai Cappello), di cui si colgono segnali di riorganizzazione. Proprio nei confronti di un elemento di spicco dei Cappello, imprenditore siracusano operante nel movimento terra e nel trasporto merci, nel mese di giugno la Dia di Catania ha confiscato beni per oltre 1,3 milioni di euro, su provvedimento del Tribunale di Siracusa”.
Il traffico e lo spaccio di stupefacenti rimangono settori essenziali nelle strategie dei clan aretusei, al punto da polarizzare gli interessi di più gruppi criminali. Emblematica, al riguardo, è l’operazione “Aretusa”, conclusa nel mese di aprile dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri, che ha fatto luce su come tre sodalizi, abbiano operato in stretta collaborazione, per monopolizzare le piazze di spaccio del capoluogo. Da segnalare, ancora, i consistenti rinvenimenti di sostanze stupefacenti sulla costiera siracusana, prospiciente alla fascia jonica.
La Dia rileva come sia altrettanto presente “l’estorsione, praticata sia attraverso la classica richiesta del “pizzo”, sia con l’assunzione forzata di lavoratori, per lo più appartenenti a consessi criminosi locali. L’operazione “Piazza Pulita”, conclusa nel mese di giugno dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza, né è l’ennesima conferma. Le indagini hanno portato all’arresto di quattro soggetti, tra cui un appartenente al gruppo Trigila di Noto, accusati di tentata estorsione e danneggiamento, aggravati dal metodo mafioso. Avvalendosi di un imprenditore “vicino” al sodalizio, avevano imposto l’assunzione di alcuni operai ad una ditta aggiudicataria del servizio di raccolta rifiuti urbani nel comune di Noto. Anche per il periodo in esame si segnalano episodi intimidatori nei confronti di pubblici funzionari”.