La discriminazione delle donne in politica: superare gli ostacoli culturali

La percentuale media delle donne elette nelle legislature nei parlamenti in tutto il mondo, si ferma al 19%. I più virtuosi sono i paesi scandinavi, dove le donne occupano ampi spazi nella politica con la presenza nelle assemblea legislative: 46% in Svezia, 43% in Islanda, 40% in Norvegia e Finlandia, 38% in Danimarca; per il numero delle donne ministro la situazione cambia un tantino: 63% in Finlandia, 53% in Norvegia, 45% in Svezia e Islanda e 42%. Si tratta di paesi, dove la cultura delle pari opportunità nella società civile è molto consolidata. Sono fattori legati alla cultura, così come dalla rafforzata tendenza ad adottare provvedimenti diretti a rimuovere le situazioni di discriminazione sociale delle donne nei diversi ambiti della vita della collettività e dalla circostanza che sono previste norme esplicitamente inserite negli statuti dei partiti politici, associazioni e movimenti, così come le necessarie misure idonee a promuovere la rappresentanza femminile nelle liste elettorali.

Il fatto che ci sia solo una donna a coordinare un’associazione o a guidare il governo di uno stato o di una città, non deve essere considerato un evento eccezionale, ma una normalità, una realtà usuale e duratura. Una donna deve sapere di poter essere protagonista della vita politica, lavorativa, sociale e della vita familiare; deve poter aspirare a questo senza limiti o pregiudizi. Se si porterà avanti tutto ciò, la vita della collettività intera ne sarà certamente migliorata.

Salvina Di Giorgio

 

 

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