La Solesi S.p.A., fondata nel 1979, è un’impresa siracusana che opera nel campo delle costruzioni civili ed industriali da quasi 40 anni e impiega attualmente circa 200 dipendenti in tutto il territorio nazionale ed europeo. Grazie alla sua riconosciuta competenza tecnica nel settore petrolifero ed energetico, è presente in diversi Paesi tanto che il suo mercato di riferimento è proprio quello europeo. Questo ha permesso alla Solesi di continuare a lavorare superando le diverse crisi che hanno travolto il settore dell’edilizia dagli anni ’80 ad oggi.
Nel 2013 la Solesi si è aggiudicata una commessa per lo svolgimento di opere edili all’interno di una raffineria in Danimarca. Come accaduto per altre commesse in Europa, anche nel cantiere danese la Solesi ha impiegato lavoratori regolarmente assunti in Italia, correttamente remunerati e con integrale versamento di tutti i contributi previdenziali ed ogni altro onere sociale secondo la legge italiana.
Durante i lavori, un Sindacato danese ha preteso che la Solesi pagasse ulteriori somme non dovute in Danimarca e, di fronte al legittimo rifiuto di quest’ultima, ha adito la giustizia danese.
Uno speciale Tribunale del Lavoro danese ha così condannato la Solesi a pagare una pena pecuniaria di circa 2 milioni di euro a titolo di multa per omissione dei versamenti di ulteriori somme imposte dal Contratto collettivo nazionale danese ma per lavoratori assunti in Italia. Inoltre, quest’importo non è riconosciuto ai lavoratori (peraltro mai iscritti al Sindacato Danese) ma va nelle casse del Sindacato stesso.
Innanzi al Tribunale del Lavoro danese, la Solesi ha sempre affermato e dimostrato di non essere tenuta al pagamento dei contributi in Danimarca, poiché questi versamenti erano già stati effettuati in Italia (INPS, INAIL, Cassa Edile e Prevedi). Per provare la propria regolarità contributiva, la Solesi ha depositato tutta la documentazione possibile dinanzi al giudice danese al quale, sin dall’inizio, ha chiesto espressamente di ottenere una pronuncia dalla Corte di Giustizia Europea a seguito della evidente incompatibilità del Contratto Collettivo Nazionale Danese con il diritto europeo. Nonostante ciò, la Solesi è stata condannata a pagare circa 2 milioni di Euro con una sentenza non appellabile nell’ambito del sistema giudiziario danese.
Il pagamento di questa somma spropositata metterebbe la società in grande difficoltà nell’ottemperare alle loro richieste e potrebbe portare ad una drastica riduzione dell’attuale forza lavoro, oltre che mettere in discussione la sopravvivenza della società .
A Solesi non è rimasta altra scelta che chiedere qui in Italia il diniego del riconoscimento della sentenza danese per essere manifestamente contraria all’ordine pubblico perché: la condanna è stata determinata in difformità rispetto al principio costituzionale di legalità , alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo; la sentenza è stata resa in unico grado di giudizio, quindi in conflitto con il diritto al doppio grado di giudizio assicurato dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo; il giudice danese ha negato il rinvio della questione alla Corte di Giustizia europea nonostante ne avesse l’obbligo ai sensi del Trattato sul Funzionamento della Unione Europea.
La Solesi sostiene di avere subito una continua e offensiva campagna denigratoria messa in piedi ad hoc dai Sindacati danesi che, servendosi dei propri organi di stampa, hanno pubblicato articoli volti a fare intendere che la Solesi, in ragione della sua origine siciliana, utilizzasse metodi mafiosi e che i lavoratori fossero sottopagati. Affermazioni che non hanno mai avuto riscontro nella realtà ma che hanno, comunque, gravemente danneggiato l’immagine della Solesi, anche dinanzi al Tribunale del Lavoro. Solesi, presente sul mercato internazionale da numerosi anni, non ha mai ricevuto un trattamento così discriminatorio in altri Paesi.