Negli ambienti politici della capitale, si rafforza la tesi secondo la quale il governo gialloverde è ormai agli sgoccioli. In politica fare opposizione è potere di critica libera, senza condizionamenti. Un presupposto in cui tutto diventa fin troppo facile. Basta avere una buona dialettica, la faccia “tosta” e attuare la regola della demagogia e della strumentalizzazione, e il gioco è fatto. È la Storia dei governi dal Dopoguerra in poi. Governare bene, invece, è molto difficile. Dipende da com’è percepita la posizione dei governanti dai cittadini, che può diventare un’impressione positiva o negativa. E mentre per la Lega rimane l’ordine dei fattori di un partito, o movimento con a capo un leader che dir si voglia, già rodato dalla gestione a tutti i livelli di governo, i guai si sono assommati per il movimento 5Stelle.
Nato dalla logica della denuncia di un’opposizione dal basso, popolare, di denuncia dialettale, ideata dal comico Grillo con la voce forte e convincente dell’effetto desiderato dalle masse, con la logica di enfatizzare i più banali problemi. Ma ora tutte le cose prima “gridate” non sono in linea con gli interessi della collettività e quindi di mal governo, che per la verità sono ancora tante; un mea-culpa non dichiarato vuole che una serie d’incongruenze abbiano allontanato molti potenziali elettori, alludendo che i dirigenti politici del Movimento a 5Stelle forse non sono in grado di affrontare e risolvere le questioni che più interessano il popolo italiano.
E stavolta non si tratta di un fallimento locale, ma di levatura nazionale, europeo. Associare quello che è senza dubbio un tracollo globale, e non locale, come può essere l’insuccesso del sindaco di una città, come nei diversi casi che si sono registrati, non è la stessa cosa del governo della Nazione. Anche se gli ultimi sondaggi, in effetti, mostrano un quadro piuttosto stabile per i 5Stelle. A ben vedere non emerge alcun segno concreto di perdita di consenso catastrofico, anche se dei sondaggi c’è poco da fidarsi.
Le idee del Movimento di Grillo a guida Di Maio, sono ancora valide, ma il risultato è una guerra senza esclusione di colpi; un “cortile” tra i due gruppi contrapposti, dei pretendenti alla notorietà di chi la spara più grossa. Manca la forza del silenzio “politico” nella comunicazione che rende a tratti ridicolo il comportamento dei tre “meccanici” che litigano per chi deve smantellar per primo il giocattolo chiamato Governo della Nazione Italiana. E questo è semplicemente indice di scarsa esperienza politica, da valere solo per Di Maio e Conte, mentre Salvini scopre di essere il solo a condurre il gioco politico che indirizza il consenso per guadagnare voti, con un botta e risposta fino ai risultati delle europee, per staccare la spina definitivamente. Questa ipotesi è confermata da fonti qualificate degli ambienti politici della capitale.
Un modo utile per fare terra bruciata attorno a chi non riesce a tenere il passo tra promesse e cose fatte, dimenticando che politica italiana deve essere fatta di alleanze, ma soprattutto di bravura del fare e di comunicativa, appunto, come ha fatto fino alla conquista del governo della Nazione, il Movimento di Grillo. Voler gestire a tutti i costi i mille e più conflitti tra i due alleati troppo diversi per cultura politica e astuzia, diventa un boomerang per il Governo sempre più pericoloso ogni giorno che passa. Il ritardo alla rottura dell’alleanza di questo Governo potrebbe concedere altro spazio a Salvini che avrebbe così tutto il tempo per ricostruire un centrodestra vincente per additare alla fine il M5Stelle come un “partito” d’incoscienti che vivono fuori dalla realtà economica, politica e sociale dell’Italia.
Concetto Alota