La Fiom Cgil: “Un piano nazionale dell’energia contro la crisi del Polo industriale”

“Servirebbe un piano nazionale dell’energia nel solco della transizione energetica, investimenti pubblici e privati e il coraggio di una politica attenta alla sostenibilità delle produzioni.
I tavoli ministeriali di questi mesi hanno reso evidente la distanza del Governo nell’affrontare la complessità di un polo industriale che esprime tante criticità, che senza investimenti
pubblici e privati senza il coraggio di una politica attenta alla sostenibilità delle produzioni, va incontro ad una progressiva deindustrializzazione con pesanti ripercussioni che rischiano di alzare il livello del conflitto sociale in un territorio già duramente colpito. Nonostante la propaganda del Governo fatta di impegni e rassicurazioni, la falsa tranquillità ostentata della politica, da Confindustria e da una parte del sindacato, la realtà si mostra in tutta la sua tragica rappresentazione. La crisi che attraversa il petrolchimico, – palesata oggi dalle difficoltà finanziare di Isab, costretta ad aprire una procedura di “composizione negoziata di crisi” e dagli esuberi dichiarati da Sasol – rappresenta un monito per tutti i lavoratori”. LO afferma Antonio Recano, segretario Fiom Cgil, che continua: ” E’ arrivato il momento di reagire e il continuare a negare la necessità del conflitto accresce l’arroganza delle aziende Petrolchimiche e misura la nostra debolezza. Occorre rompere l’immobilismo di un territorio restio a realizzare alleanze tra soggetti sociali, un territorio che deve uscire dallo stato narcotico in cui versa, incapace di reagire inconsapevole del “peso sociale” che investirà negativamente il territorio se non si dota di un nuovo modello industriale capace di proiettaci verso una nuova stagione di sviluppo sostenibile. In questo senso risulta ancora più inaccettabile la visione miope di chi, mistificando la realtà, cerca di agevolare un piano di ristrutturazione, che occorre contrastare infrangendo il muro della paura e della rassegnazione, e non c’è più tempo siamo giunti al punto di non ritorno. L’unica risposta possibile resta l’iniziativa, la mobilitazione generale per affermare un nuovo modello di sviluppo, il destino di Priolo verrà determinato dalla lotta che i lavoratori saremmo in grado di mettere in campo, tocca a loro costruire una proposta alternativa che renda esplicito il loro punto di vista, la loro visione.
Occorre tornare a quella conflittualità sancita dalla costituzione che riconosce ai lavoratori il diritto ed il dovere di organizzarsi collettivamente per determinare le proprie condizioni,
perché è necessario lottare per difendere un futuro industriale ed imporre il cambiamento, come lavoratori e come cittadini, e farlo con la consapevolezza che occorre demolire logiche
corporative, interessi politici e personalismi, perché solo la responsabilità, l’unità e la partecipazione di tutti ci permetterà di condurre una vera battaglia sociale per difendere lo sviluppo, l’occupazione e l’economia del nostro territorio.

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By F N

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