La stampa nostrana ma strana – Tacere gli attentati contro Israele

Esistono alcuni fatti ed avvenimenti che continuano a creare sgomento. Fra essi notiamo per l’ennesima volta, la noncuranza verso gli attentati terroristici arabo palestinesi, l’ultimo ieri sera nei confronti di gente inerme seduta a gustarsi un aperitivo dopo una massacrante giornata lavorativa, nel cuore di Tel Aviv.

Sembra che le chiusure dei rifornimenti di gas e petrolio dalla Russia, abbiano fatto risorgere la vecchia sudditanza “caravanpetrol” della stampa. Seguire le notizia di morti e feriti in Israele non ha alcuna importanza, sempre che non si debba parlare o scrivere dei “poveri palestinesi” ossia di terroristi che dopo aver compiuto la loro vili “missioni”, sono stati intercettati dalla polizia.

Come oggi andiamo a scoprire che l’amico russo di alcuni politici è diventato uno zar che uccide i bambini ucraini e quindi europei, vorremmo far capire – all’ennesima potenza – che quelli che vengono indicati come “rappresentanti di un popolo sottomesso che lotta per la libertà”, sono dei terroristi fagocitati sotto la bandiera di un “popolo” che effettivamente può identificarsi solo dal 1967: andate a rileggere cosa furono la Filarmonica Palestinese creata da Toscanini e la Brigata Palestinese dell’esercito britannico che contribuì a liberare l’Italia dal nazifascismo, oltre alla dichiarazione Balfour e tanto altro ancora. Andate a vedere da chi sono stati traditi gli arabi di Gaza e della Cisgiordania.

Siamo monotoni lo sappiamo e ripetiamo senza sosta le stesse cose, ma lo facciamo solo per farvi vedere da un altro punto di vista – ancorato alla Storia – quella realtà che politica e stampa non ammette da tanto tempo: la Jihad, gli Hezbollah, Hamas ed altri, sono dei gruppi terroristici. E se oggi scoprite che Putin utilizza dei mercenari sanguinari, rammentiamo che in Libano si addestravano con gli uomini di Yasser Arafat, anche gli italiani delle Brigate Rosse ed i tedeschi delle Rote Armee Fraktion e utilizzando l’impeto di Gaber in “Io se fossi Dio”, ci chiediamo ancora come si sia riusciti a dare il Nobel ad un terrorista ricercato per stragi anche dall’Italia e che veniva nello stesso tempo accolto al Quirinale con la mai utilizzata pistolettina nella fondina. Come ha poi fatto a farsi fotografare sorridente un ex presidente del consiglio italiano, assieme agli hezbollah che hanno disintegrato la libanese “Ginevra del Mediterraneo” ed il popolo cristiano maronita?

Forse abbiamo compreso alcuni dei motivi che spingono a soprassedere dal parlare accuratamente dei vili attentati che infiammano Israele da alcune settimane. Il primo potrebbe essere l’antipatia per la matematica. Ve ne forniamo un esempio:

Teniamo a precisare che quanto scriviamo non intende eliminare le preoccupazioni e la tristezza per le notizie che quotidianamente arrivano dall’Ucraina, ma la matematica dice che:

L’Ucraina ha un’area di 603.548 km², mentre Israele ha un’area di 22.145 km²: quindi l’Ucraina è 27,2543 volte Israele.

La Russia ha scagliato in 4 settimane più di 2.000 missili sull’Ucraina, mentre nel maggio 2021, Hamas ha lanciato da Gaza oltre 3.000 razzi su Israele in una settimana.

Questo significa che in 4 settimane sarebbero stati 12.000 e se la matematica non è un’opinione, 12.000 x 27,2543 = 327.051,6 : questi i missili che sarebbero stati lanciati dai “palestinesi” se loro fossero Russi e gli israeliani Ucraini. Ripetiamolo: 327.051,6. I razzi scagliati da Gaza non si sono fermati in quei giorni, solo non se ne parla.

Altro eventuale motivo grazie al quale l’informazione non menziona accuratamente i fatti sanguinari avvenuti di recente in Israele, potrebbe essere il fatto che nella costosissima Tel Aviv, per sopravvivere bisogna darsi da fare. Non esistono figli che rimangono a casa con Mammà, è poi difficile trovare lavoro se non si ha almeno una laurea. Si lavora almeno nove, dieci ore al giorno e dopo una giornata stancante, si raggiungono amici e conoscenti in uno dei bar ristoranti che si affacciano lungo le vie centrali della città, tenendo anche presente che per due lunghi anni è stato impossibile incontrarsi a causa del Covid.

Immaginate una piazza come Campo de Fiori od altre nei popolari rioni romani di San Lorenzo o Trastevere, od in una qualsiasi località del nostro paese. Improvvisamente in mezzo alla folla giovanile, un tale estrae un’arma e si mette a sparare.

I media avrebbero seguito la notizia? Si se accaduta in Italia, dove si sarebbe trattato sicuramente del gesto di un pazzo senza motivazione: non esistono lotte per la liberazione di Palestrina, della Casilina …

L’errore di certa stampa e di certa politica nostrana ma strana è il non voler capire che gli israeliani sono persone con culture ed ideali moderni e contemporanei. Si tratta di una frontiera europea, sebbene posta alle estremità del Mediterraneo: le minacce terroristiche dettate da gruppi e stati eversivi come la Siria e l’Iran, sono esattamente come quelle di un Putin verso la Polonia o gli Stati baltici. Israele è uno stato fra i più democratici nel mondo, dal quale non solo le notizie vengono tutte diramate, ma dove tutte le fedi sono rappresentate in parlamento e nelle cariche più alte dello stato.

Forse è tutto questo che fa si che alla nostra politica-stampa-società non interessa quando un israeliano viene ucciso. Si chiama ipocrisia, si chiama arcaico o moderno antisemitismo-antiisraelianismo-antisionismo. Si chiama paura, vergogna. Si chiama vivere nella menzogna, esattamente come quando furono in pochi gli italiani che si ribellarono alle leggi razziali rivolte verso i loro connazionali. L’ebreo (o l’israeliano) rimane un altro, finché non diventa premio Nobel o porta in auge il tricolore.

Rammentiamo ancora una volta Einstein: “Se verrà dimostrato che la mia teoria della relatività è valida, la Germania dirà che sono tedesco e la Francia che sono cittadino del mondo. Se la mia teoria dovesse essere sbagliata, la Francia dirà che sono un tedesco e la Germania che sono un ebreo.”

Alan Davìd Baumann

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