Politica – Italia viva apprezza il metodo adottato dal premier Conte sul ‘Recovery plan’. Un giro di incontri con la maggioranza sul piano, iniziato lunedì con il Movimento 5 stelle e con il Pd e che proseguirà domani con Leu e Iv. Sei missioni, diciotto componenti, il 60 per cento delle risorse sarà dedicato alla transizione verde e digitale, il 40 per cento a scuola, istruzione e ricerca, parità di genere, coesione territoriale e salute.
C’è anche la riforma della giustizia. Insomma si comincia a stringere, con i ministri che chiedono insistentemente risorse per le proprie competenze. “Non si chiude oggi”, la premessa il presidente del Consiglio che ha chiesto però un’accelerazione, ovvero portare la bozza in Cdm tra il 26 dicembre e fine anno.
“Il presidente del Consiglio ha ripreso in parte alcune questioni che avevamo posto”, afferma Rosato. Derubricando il tema del rimpasto (“Lo ha escluso Conte”, dice il presidente di Iv) e chiudendo all’ipotesi di “un governo con la destra”. Il passo in avanti è che il premier ha ribadito che il ‘Recovery plan’ recepirà “le indicazioni del Parlamento”, che “non ci sarà una struttura centralizzata invasiva”.
“Occorrerà una riflessione seria”, “uno strumento di monitoraggio sarà comunque necessario” ma “i ministeri, le regioni, i sindaci sono e rimarranno soggetti attuatori”. Tuttavia il passaggio di un via libera della bozza in Cdm (potrebbe essere convocato il 28 dicembre nel caso di un accordo in maggioranza) non è così automatico.
La ‘due giorni’ sul ‘Recovery’ serve a Conte anche per prendere tempo sulla verifica e non lasciare a Iv, osservano fonti parlamentari della maggioranza, il pretesto per rompere o per alzare ancor di più la tensione. Ma sotto traccia la fibrillazione resta. Manovre tattiche per ora. Con lo stato maggiore del Nazareno, da Franceschini al segretario Zingaretti, che sottolinea i rischi che una rottura del fronte rosso-giallo potrebbe comportare.
Ovvero che in caso di crisi l’ipotesi più probabile sarebbe il ricorso alle elezioni anticipate e in un sistema maggioritario si andrebbe alle urne con il Movimento 5 stelle che non chiude affatto ad uno scenario di alleanza. Risuona come un avvertimento al leader di Iv, insomma: a priori non si può escludere affatto il voto.
Ma, sempre se dovesse esserci una frattura nel patto siglato prima della nascita del governo rosso-giallo, sul tavolo ci sono varie ipotesi. Del resto nei gruppi parlamentari della maggioranza prevale la tesi che occorre fare di tutto per evitare le urne. E i renziani sottolineano che sarà eventualmente il Capo dello Stato a tracciare la rotta, non altri.
Lunedì il presidente della Repubblica ha incontrato il premier per il tradizionale scambio di saluti con le alte cariche prima di Natale. Si punta a sgombrare il campo dallo scenario di un voto anticipato ma la prospettiva – il Pd, M5s e Leu fanno pressing su Renzi – è quella di un ricompattamento della maggioranza. Magari passando per un rimpasto dopo la legge di bilancio. Il premier punta a proseguire nella sua opera di mediazione e di governo, convinto allo stesso tempo che non si possa galleggiare e che occorra accelerare sul ‘Recovery plan’.
Per Iv la minaccia delle elezioni è una pistola scarica, un ‘bluff’. E comunque si farebbe campagna elettorale proprio sui temi posti con insistenza dal senatore di Rignano. A partire dalla necessità di rilanciare sul Mes. “Nove miliardi sulla sanita’? Sono un dato fasullo”, chiarisce il Guardasigilli Bonafede che al termine dell’incontro della delegazione M5s con il premier Conte annuncia di aver chiesto la costituzione di un tavolo di lavoro della maggioranza e invita le altre forze a mettere da parte polemiche sterili perché gli italiani non vogliono “lo spettacolino della politica che litiga”.
In serata è poi il Pd a chiedere un’accelerazione e chiarimenti sulla task force. “Mi dispiace che si sia alzato un polverone”, dice il premier. Nell’incontro con la delegazione dem guidata da Franceschini, alla presenza dei capigruppo e dei ministri Amendola e Gualtieri non si sarebbe entrato nel dettaglio del piano. Il Pd – secondo quanto si apprende – ha di nuovo sottolineato quali sono le priorità, a partire da maggiori risorse sulla sanità. E chiesto che il Parlamento abbia a disposizione almeno un mese per esaminare i progetti che -spiegano fonti parlamentari dem – “devono essere realizzabili nei tempi del piano altrimenti vanno espunti”.
Conte ha consegnato alla delegazione del Pd una bozza del Recovery Plan. “In un paio di giorni – si apprende da fonti del Nazareno – il Pd si riserva di inviare una proposta sulla bozza”. Il Partito Democratico ha comunque – si fa sapere – “apprezzato lo sblocco della discussione sul Recovery Plan che ora – questa la linea – deve andare deciso verso l’adozione della bozza in Cdm per consentire la discussione in Parlamento e l’apertura di un dibattito nel Paese, con le parti sociali, le imprese, l’associazionismo, i giovani, le donne, le associazioni ambientaliste”.
Conte ha spiegato che il piano di ricostruzione va al di là del ‘Recovery plan’ e che comprende i fondi di coesione e i finanziamenti Ue. E che sulla sanità bisogna considerare anche le risorse che arriveranno da altri ‘comparti’, ovvero dalla parte legata all’efficientamento degli ospedali compreso nella transizione verde.