L’editoriale – Comunicare è una cosa seria: “Comunicazione ufficiale e comunicazione individuale”

Da diversi lustri il sistema della comunicazione sta cambiando. Se all’alba della diffusione di Internet il web ancora rifletteva la distinzione classica del mondo analogico: da una parte i produttori di contenuti (giornalisti, scrittori, opinionisti ecc.) e dall’altra i ricettori (lettori, spettatori ecc.) per cui si è parlato di web 1.0, dalla comparsa dei social network in poi le cose sono cambiate. Il web, da 1.0 che era, ossia un normale mezzo di comunicazione al pari di altri più antichi, diventa una sorta di piazza virtuale, ossia una piattaforma di condivisione, di aggregazione di informazioni e servizi. Il cosiddetto web 2.0. Non c’è quasi più il confine fra produttori di contenuti e consumatori, laddove sono spesso questi ultimi i produttori e nello stesso tempo i consumatori di contenuti: i cosiddetti “prosumatori”.

Al di là degli elementi positivi o negativi di questa evoluzione, è opportuno sottolineare come, da un certo momento in poi i social network siano diventati il mezzo di comunicazione privilegiato della politica; non solo di quella nazionale, ma anche di quella regionale e locale. A prescindere da considerazioni di carattere giuridico, e di come la giurisprudenza sia in affanno nel seguire e regolamentare queste nuove situazioni, ci sembra importante rilevare come, nel quadro della comunicazione della politica – soprattutto le Pubbliche Amministrazioni – la possibilità di “comprensione” delle comunicazioni pubbliche da parte degli interlocutori ad esse collegati sia diventata decisamente più complessa.

Il rischio, a nostro avviso, è quello di una comunicazione sempre più individualizzata e, di conseguenza parcellizzata. Il parlamentare, l’assessore, il consigliere regionale e comunale, insomma i titolari di una carica istituzionale, ingolositi dalla possibilità di ampliare il proprio bacino di utenza, potrebbero mettersi in “competizione comunicativa” con altri colleghi, anche e soprattutto sulla stessa delibera dell’organismo, ingenerando confusione nei soggetti addetti a loro volta alla comunicazione sociale di quella delibera, ma anche via via nei soggetti che debbano recepirle e applicarle.

Una maggiore regolamentazione, tanto giuridica, quanto politica della questione, sembra essere sempre più necessaria.

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By Redazione

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