Diciassette Consiglieri Comunali di Siracusa hanno reso pubbliche le ragioni della loro opposizione allo scioglimento del Consiglio Comunale decretato dalla Regione e chiedono l’immediato ripristino della democrazia che assumono essere stata gravemente violata.
Si tratta di Ezechia Paolo Reale, Fabio Alota, Federica Barbagallo, Mauro BasileA, Sergio Bonafede, Gianni Boscarino, Salvo Castagnino, Chiara Catera, Salvatore Costantino Muccio, Alessandro Di Mauro, Giuseppe Impaallomen, Curzio Lo Curzio, Michele Mngiafico, Ferdinando Messina, Tonino Trimarchi, Concetta Vinciì e Franco Zappalà’.
La vicenda che i Consiglieri Comunali hanno oggi portato all’attenzione dei deputati regionali era rimasta oscurata dagli interessi politici e di parte prima ancora che dalle difficoltà di comunicazione dovute alle misure di contrasto al diffondersi dell’epidemia, ma a leggerne i contorni si passa facilmente dallo stupore alla preoccupazione pensando che da oltre tre anni è in vigore in Sicilia, senza che nessuno abbia osato protestare, una legge che viene utilizzata, con un’interpretazione più che censurabile, come strumento per punire chi non vota come piace al governo.
Una legge, o più probabilmente un suo uso distorto, che umilia le funzioni e le persone di tutti i Consiglieri Comunali della Sicilia che i loro colleghi di Siracusa vogliono coinvolgere in questa battaglia tesa a preservare la volontà dei cittadini elettori e la libertà dei loro rappresentanti.
E’ giusto che tutti sappiano che il Consiglio Comunale di Siracusa è stato sciolto d’autorità nel febbraio 2020 solo ed esclusivamente per aver votato contro la proposta di delibera di uno strumento finanziario proposto dal Sindaco e dalla sua Giunta.
Il diritto di voto da parte di rappresentanti elettivi del popolo, legittimamente espresso nell’esercizio delle proprie funzioni e all’interno dell’assemblea elettiva alla quale sono stati chiamati dai cittadini, non dovrebbe mai, in un ordinamento democratico, essere sanzionato, anche e soprattutto quando contrario a una proposta formulata dal governo, né mai può pensarsi che la sanzione per la “disubbidienza al governo” possa essere lo scioglimento dell’intero organo elettivo con la conseguente definitiva perdita per i cittadini della propria rappresentanza elettiva per l’intera durata di un mandato elettorale.
Mai dovrebbe poter essere anche solo ipotizzato che il libero esercizio del diritto di voto nelle assemblee elettive possa essere sostituito da una diversa e opposta valutazione di un organo commissariale governativo.
Mai e in nessun luogo, tranne, purtroppo, in Sicilia dal 2017 a oggi.
I rappresentati elettivi della sovranità democratica in Sicilia avrebbero, insomma il dovere di votare SI a qualunque proposta dei governi cittadini in materia di strumenti finanziari perché se si azzardano a votare NO arriva un commissario del governo che sostituisce il Consiglio Comunale, cancella la volontà espressa dai rappresentanti del popolo, si insedia al loro posto, sostituisce la sua volontà a quella dell’organo elettivo e, poi, addirittura scioglie il Consiglio Comunale reo solo di aver fatto il proprio dovere di votare secondo la coscienza e la convinzione di ciascuno degli eletti.
I Consiglieri Comunali di Siracusa, però, non si sono fatti ricattare e hanno esercitato il loro diritto e la loro libertà respingendo la proposta di bilancio che ritenevano in coscienza illegittima e sono così divenuti, loro malgrado, esempio visibile e tangibile dell’ingiustizia di un sistema, che necessita di un’immediata riforma, al cospetto del quale hanno deciso di non abbassare supinamente la testa e di reagire nelle forme consentite dall’ordinamento, e cioè mediante i ricorsi alle autorità giudiziarie e amministrative.
Ora che la questione è anche approdata al parlamento regionale, grazie anche alla sensibilità di alcuni deputati, i Consiglieri Comunali di Siracusa chiedono che, essendo in gioco i principi fondamentali dello Stato di Diritto, la loro battaglia di civiltà sia sostenuta senza distinzioni di parti politiche e senza calcoli di convenienza personale e sono fermamente convinti che chi in parlamento non sarà capace di curare e proteggere oggi la dignità del voto espresso dal popolo non sarà degno di ricevere domani quegli stessi voti, oggi violati e vilipesi, che, è bene ricordarlo, non appartengono ai Consiglieri Comunali ma ai cittadini.