CATANIA, 18 GEN -Invalido con problemi di deambulazione e respiratorie, ma a casa saliva su ponteggi e puliva il cortile. Per questo Maurizio Galletta, 41 anni, esponente di spicco del clan Santapaola-Ercolano, sebbene condannato per un omicidio e un duplice omicidio, era dal luglio del 2008 agli arresti domiciliari a Catania dopo che il Tribunale di sorveglianza di Bologna ha ritenuto le sue “condizioni fisiche non conciliabili con il regime carcerario”. Ma per la Procura di Catania, che si è avvalsa delle indagini della Dia che lo ha arrestato e portato in carcere, Galletta avrebbe “accentuato le sue patologie con l’appoggio di alcuni medici compiacenti”. Secondo l’accusa in questo modo il boss avrebbe avuto “la possibilità, seppure in regime di detenzione domiciliare, di gestire affari illeciti”. E non solo. “Grazie alla patologia simulata – sostiene la Procura di Catania, diretta da Carmelo Zuccaro – riceve un trattamento previdenziale da parte dell’Inps, con una pensione civile e una indennità di accompagnamento”.
Agli atti dell’inchiesta numerose intercettazioni audio e video eseguite dalla Dia di Catania, diretta da Renato Panvino. Ascoltato, a sua insaputa, un cardiologo prevede che secondo lui “passeranno i guai quelli che hanno scritto che questo è paralizzato”. Ma anche, aggiunge il medico, “il professore che ha scritto che ha una grave insufficienza respiratoria”. “Perché – spiega il cardiologo nell’intercettazione – lui effettivamente ha una grave insufficienza respiratoria, ma cosi grave…”. “Se decidono di fare gli esami in un ospedale militare – ipotizza – secondo me questa insufficienza respiratoria verrà a cadere”. anche se il ‘paziente’ “ha imparato a respirare a modo suo, imita i broncospasmi”. Le telecamere della Dia, inoltre, riprendono Galletta mentre pulisce delle palette davanti casa sua. E lo ascoltano mentre sembra armeggiare con degli attrezzi a casa e chiama: “Francesco, sono sopra il ponte, dov’è…”, chiede. Anche per questo l’inchiesta è stata denominata ‘Lazarus’.