Manovra – Voto in Senato slitta a giovedì

Diretta dal Senato

Un giorno in più.

Dopo avere occupato la commissione, protestato sulla stampa e sui social e fatto appello al presidente del Senato Ignazio La Russa, le opposizioni, per una volta unite, riescono ad ottenere più tempo per l’esame, almeno formale, della legge di bilancio.

E fanno slittare l’ok finale di Palazzo Madama alla tarda mattinata del 29 dicembre, proprio quando la premier Giorgia Meloni sarà alle prese con la sua prima conferenza stampa di fine anno. E potrebbe trovarsi a rispondere della nuova grana che rischia di scoppiare dentro la maggioranza, l’eterna questione dei balneari, per i quali Forza Italia annuncia di essere pronta a chiedere l’ennesima proroga delle gare. Mentre la premier si sottoporrà alla lunga serie di domande che la attendono (45 gli iscritti) il Senato dovrebbe comunque riuscire a mettere il sigillo sulla prima tormentata manovra del centrodestra. Iter compresso, alla fine oltre misura secondo le opposizioni che a Palazzo Madama chiedono di avere almeno la possibilità di discuterne, visto che di intervenire nel merito non se ne parla. Un giorno in più non è una tragedia, si osserva nella maggioranza, ricordando che le ultime due manovre sono state chiuse addirittura il 30 dicembre. Ma l’accumularsi di errori e ritardi fa infuriare allo stesso modo Pd, Avs, Iv e Movimento 5 Stelle. Da ultimo manca la relazione tecnica di passaggio, quella che accompagna il testo da un ramo del Parlamento all’altro e dà conto delle modifiche apportate. E’ attesa nel primo pomeriggio, quando il governo annuncia per la sera di mercoledì il voto finale (con fiducia). Ma non c’è accordo sul calendario, che andrebbe votato in Aula. I numeri dei presenti sconsigliano di procedere con la votazione, l’Aula slitta. Nel frattempo la relazione, quando sono quasi le cinque, ancora non si vede e le opposizioni chiedono al presidente del Senato di rivedere i tempi delle votazioni. Far slittare la manovra a giovedì, quando la premier ha in programma la conferenza di fine anno, è l’obiettivo dichiarato delle opposizioni, che attorno alle 18 occupano i banchi della presidenza della commissione, con un via vai di senatori, fra selfie (“Non si possono fare”, il richiamo dei commessi di Palazzo Madama), nostalgia (“Non occupavo da trent’anni, allora a scuola lo scrivevamo con la ‘K'”) e qualche preoccupazione sussurrata per treni e voli già prenotati. Alla fine l’intero mercoledì sarà dedicato al dibattito mentre la fiducia e il voto sulle tabelle della manovra arriveranno giovedì entro ora di pranzo. Sempre che tutto fili liscio. Chiuso non senza frizioni anche all’interno della maggioranza l’iter della manovra, per Meloni già si presenta un nuovo, delicato, capitolo all’orizzonte. La questione riguarda i 30mila balneari che, stando alle regole scritte nella legge sulla Concorrenza, il prossimo anno dovrebbero vedere le concessioni messe a gara, come peraltro imposto anche da una sentenza del Consiglio di Stato. Un tema, quello delle concessioni e in generale dell’applicazione della Bolkestein, che ha visto negli anni il centrodestra compatto a difesa di spiagge e ambulanti. Governo dal quale i balneari si aspettavano – come dichiarato sul sito specializzato – un intervento di proroga che, ad ora, non è previsto. Ci penserà Forza Italia, assicura Maurizio Gasparri, con un emendamento al decreto Milleproroghe. La dichiarazione del senatore azzurro arriva mentre a Palazzo Chigi una delegazione di FdI va a parlare con la premier – in una riunione tenuta riservata – proprio di Bolkestein. Peraltro non c’è solo il problema delle vecchie concessioni ma anche la proposta lanciata dalla ministra del Turismo Daniela Santanché di mettere a gara quelle spiagge che oggi sono libere e lasciate al “degrado”. Una questione che potrebbe riaprire vecchie ruggini (e procedure di infrazione) con Bruxelles proprio nel momento in cui il governo andrà a chiedere di rinegoziare il Pnrr. Di cui, comunque, il governo si occuperà non appena saranno affidate le deleghe sui balneari. Che con ogni probabilità andranno non a Santanché ma a Nello Musumeci

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