È durata pochi minuti la testimonianza dell’ex ministro del governo Renzi Luca Lotti; la Corte presieduta dal giudice Mario Samperi ha acquisito il verbale d’interrogatorio dello stesso ex Lotti dell’8 agosto scorso. Lotti ha risposto brevemente a poche domande delle parti civili, poi ha chiesto che fosse depositata una precisazione in cui spiega “che il 28 maggio gli era impossibile venire. “Non è come qualcuno ha scritto che non volevo presentarmi, d’altronde avevo già reso interrogatorio lo scorso agosto, in fase di indagini”, ha detto ai giornalisti presenti. Spiegando di aver depositato alla corte la mail di segnalazione di Mineo. Una mail che arrivava dall’onorevole Giuseppe Drago, ex presidente della Regione Siciliana oggi scomparso. I giudici con il consesso della procura e dei difensori hanno deciso di acquisire il verbale delle sue dichiarazioni rese ai magistrati di Messina nell’agosto del 2018.
Ecco uno stralcio di quell’interrogatorio. “Ha ricevuto da Denis Verdini la segnalazione per la nomina di Giuseppe Mineo quale componente del Consiglio di Stato nel 2016?”. Il giorno 8 agosto scorso e Luca Lotti risponde al Procuratore di Messina Maurizio de Lucia e al sostituto Antonella Fradà. Ammette la “catena” che parte dall’avvocato Piero Amara ma soprattutto il ruolo che scaturisce dalle intercettazioni dell’inchiesta di Perugia. “Lotti avrebbe continuato ad avere nelle designazioni di giudici in posti chiavi”. L’interrogatorio finora rimasto inedito, è stato pubblicato ieri dalla giornalista Alessandra Ziniti, sul quotidiano “La Repubblica”.
Spiega ancora Luca Lotti: “Verdini non mi spiegò quali erano le ragioni per cui veniva indicato il nominativo di Mineo. Egli aveva astrattamente i requisiti sulla base del curriculum fornito. Verdini me la propose come necessità di equilibrio in riferimento al gruppo Ala e ai partiti ad esso collegati”.
Lotti è stato chiamato a ripetere questo pomeriggio, dopo due convocazioni disertate, è comparso oggi nell’aula del tribunale di Messina dove si sta celebrando il processo per uno dei tronconi del “Sistema Siracusa” in cui Denis Verdini è imputato per finanziamento illecito ai partiti e Giuseppe Mineo di corruzione in atti giudiziari. Per quella nomina, poi non andata in porto per un’inchiesta disciplinare a carico del candidato, Verdini avrebbe incassato 300.000 euro dall’avvocato Amara.
E ancora. Nel 2016 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Renzi, Luca Lotti arriva in aula come testimone dell’accusa. Davanti ai pm rivendica quasi la legittimità del suo ruolo politico perché la nomina dei giudici del Consiglio di Stato è di competenza del Consiglio dei ministri. Dunque nulla di illegittimo nella sua proposta (che accoglie la richiesta di Verdini) di nomina di Mineo.
“In merito alla nomina di Mineo – spiega ancora Lotti nel verbale dell’interrogatorio – proveniva dalla compagine politica di Ala e in particolare dal capogruppo Verdini che ne parlò con me. Lo incontravo nelle aule del Senato. Si cominciò a discutere delle nomine tra gennaio e febbraio 2016, la segnalazione mi arrivò anche via mail. Mi riservo di produrre copia di tale mail che dovrebbe avere data 26 aprile. Tale mail, che io ricordi, era inviata da qualcuno a Verdini che la inoltrò a me”. Il ruolo di Lotti? “Valutazione politica”, spiega. “È prassi quando si affrontano nomine governative di valore politico ascoltare le indicazioni fornite dai gruppi. La presidenza del Consiglio ne vaglia aspetti tecnici e politici, preciso che il mio ufficio effettuava valutazioni politiche. In seguito tali indicazioni vengono inoltrate al Consiglio dei ministri che effettua le sue valutazioni”.
“In seguito – spiegò ancora Lotti ai pm – vennero fuori problemi legati ai ritardi nel deposito di sentenze, pertanto ne parlammo con il presidente del Consiglio di Stato e la nomina non si concretizzò”.
E Amara lo conosce? – chiede il pm – “L’ho conosciuto ad un cocktail o ad una cena di Natale a Roma verso la fine del 2015: mi fu presentato dall’avvocato Mantovani, capo legale dell’Eni, insieme ad altre persone. Mi fu presentato come legale o collaboratore dell’Eni”.
Al centro dell’indagine ci sono anche altri 115 mila euro che partono da un’altra società di Amara e finiscono in un conto maltese dell’imprenditore Alessandro Ferraro, sopranominato detto “Sandro ‘u napoletano”, denaro che secondo le accuse serviva per pagare le cure mediche dell’ex presidente della Regione Sicilia Giuseppe Drago, scomparso nel dicembre 2016.
Lotti in questo processo non è mai stato indagato, è stato però sentito a suo tempo come persona informata sui fatti. Ed è in questa veste che ha consegnato ai magistrati messinesi la successione delle mail ricevute da Verdini, al quale aveva scritto proprio Drago per chiedere una raccomandazione per Mineo. Nella scorsa udienza Lotti non si era presentato in udienza.
Lotti via mail ha spiegato al giudice che in quella stessa data si trovava a Roma per assistere all’udienza preliminare Consip, davanti al gup Clementina Forleo. Si tratta dell’indagine in cui è imputato per favoreggiamento. Secondo le accuse dei pm romani, avrebbe informato Luigi Marroni, ex amministratore delegato di Consip, dell’esistenza di un’indagine della procura di Napoli sulla stazione appaltante.
A marzo scorso in aula è stato già sentito proprio Amara. “Era pendente un procedimento disciplinare nei confronti del professore Mineo – ha raccontato l’avvocato Amara– per ritardi credo nel deposito di sentenze di cui si era occupato dinanzi al Cga, e per questa ragione poi questa nomina non andò in porto”. Mineo quindi sarebbe stato “agganciato” da Amara e dal suo collega Giuseppe Calafiore perché giudice amministrativo a Palermo, dove gli avvocati erano interessati ai risarcimenti danni dell’Open Land e della AM Group, i due gruppi riconducibili alla compagna di Calafiore, che avevano dei contenziosi con il Comune di Siracusa. La coppia Amara-Calafiore sperava quindi di poter ottenere dal giudice una “sovra-qualifica” del danno e in cambio avrebbe caldeggiato la nomina di Mineo al Consiglio di Stato, oltre ad aver contribuito economicamente a un’operazione chirurgica in Malesia per Drago, amico del giudice. Ma in aula Amara racconta anche i suoi rapporti con Verdini e parla pure di Lotti. “All’epoca avevo dei rapporti abbastanza consolidati, sia con l’onorevole Verdini e indirettamente con Luca Lotti, che era sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Mi rivolsi a Verdini, con cui avevo un rapporto di amicizia nonché di natura economica e gli chiesi questa cortesia e lui indicò a suo dire il nome di Mineo al dottor Lotti il quale lo presentò alla presidenza del Consiglio e venne proposta la nomina”. Che però non si è mai concretizzata. La parola ora è passata a Lotti nella prossima udienza.
Concetto Alota
L’ex ministro dovrà essere ascoltato giovedì pomeriggio in tribunale come testimone, per spiegare la mail ricevuta da Denis Verdini in cui si suggeriva la nomina al Consiglio di Stato (mai concretizzata) dell’ex giudice amministrativo Giuseppe Mineo. È uno dei filoni del processo sul cosiddetto Sistema Siracusa, in cui Mineo è imputato per corruzione in atti giudiziari e Verdini per finanziamento illecito ai partiti Luca Lotti conobbe l’avvocato Piero Amara. A presentarglielo fu Massimo Mantovani, all’epoca capo dell’ufficio legale dell’Eni, poi finito indagato nell’inchiesta sul depistaggio dell’inchiesta sulle tangenti pagate in Nigeria. Un depistaggio che per gli investigatori fu ordito dallo stesso Amara. C’è anche questa informazione nel verbale con le dichiarazioni rese dall’ex sottosegretario di Matteo Renzi e procuratore di Messina, Maurizio De Lucia, e al sostituto Antonella Fradà.