La “legalità” è il timbro del governo di centrodestra.
E quello che chiede l’Italia nella gestione dei migranti altro non è che il “ripristino della legalità”.
Anche perché a bordo di “queste navi” Ong “non ci sono naufraghi ma migranti”, tiene il punto Giorgia Meloni, ripetendo, nonostante l’altolà della Francia, che “il governo italiano sta rispettando tutte le convenzioni internazionali”. L’approdo finale della nave Ocean Viking, che sta navigando lentamente al largo della Sardegna verso la zona Sar francese in attesa di una soluzione definitiva, non è che la punta emersa di un problema ben più ampio, su cui l’Italia non ha intenzione di fare passi indietro. Anche se si è alzata la tensione tra Roma e Parigi, sfiorando l’incidente diplomatico dopo un primo via libera, da parte di fonti governative francesi, a favore dell’arrivo della nave a Marsiglia. Una posizione che nel giro di poche ore è stata messa in discussione e accompagnata da un nuovo duro botta e risposta con Roma. L’Italia ha avuto un “comportamento inaccettabile” e deve “rispettare gli impegni” dicono da Parigi qualche ora dopo che da Palazzo Chigi era arrivato “l’apprezzamento” per la possibile soluzione francesce.
Un “cortocircuito comunicativo”, solo un “malinteso”, dicono i collaboratori della premier. Nessuna intenzione di creare “un caso” con la Francia, nessuna “provocazione”. Resta il fatto che a sera ancora la nave della Ong Sos Mediterranee non ha una destinazione ufficiale. La Corsica, forse Marsiglia: il sindaco ha offerto accoglienza ma ha chiarito che “decide Parigi”, dove, al pari dell’Italia, monta la polemica interna sulla gestione dei migranti ( e qualche dubbio lo esprime anche Silvio Berlusconi a nome di Fi). E mentre la sinistra francesce si appella a Emmanuel Macron perché apra un porto alla Ocean Viking, la destra, e anche l’ex ministra di Renew Europe Nathalie Loiseau, spingono invece perché lo sbarco avvenga in Italia. L’importante è fare in fretta perché la situazione a bordo è sempre più critica. Interviene anched Bruxelles che chiede che si trovi “subito” un porto, nel posto “più vicino”, per “evitare una tragedia umanitaria”. Allo stesso tempo dalla Commissione Ue arriva l’invito agli stati membri a “collaborare” e a dare “sostegno a i Paesi che regolarmente ricevono arrivi via mare” attraverso la “redistribuzione” prevista dal Meccanismo di solidarietà.
Proprio quello che in questi anni, come sottolinea il governo italiano, non è mai avvenuto. L’Italia ora chiede “fatti concreti”. E quel “rispristino della legalità”, dice il sottosegretario a Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari, che le Ong non rispettano in alcun modo. Un conto, il ragionamento, “il soccorso in mare occasionale”, altro è chi fa “una operazione sistematica di trasporto migranti dal Nordafrica alle coste italiane” e pretende “il diritto di sbarcare”, che non è in alcun modo codificato “da nessuna norma internazionale”. Si tratta, spiega uno dei fedelissimi della premier, di trovare una “soluzione di buon senso” che non può prescindere, però, dal “fare rispettare la legge”. Meloni, quindi, per ora non arretra. Anzi. Rivendica la posizione tenuta fin qui e sottolinea che non è certo “dipesa dal governo” la decisione “bizzarra” dell’autorità sanitaria – dice parlando ai parlamentari di Fdi – “di far sbarcare tutti i migranti presenti sulle navi ong”, anche i 35 inizialmente considerati non fragili a bordo della Humanity 1. Parole contro cui fanno muro gli ordini e il sindacato dei medici, chiedendo il “rispetto” dell’autonomia professionale e dell’operato dei camici bianchi che niente ha a che fare “con la politica”. Anche le opposizioni si scagliano contro quello che Matteo Renzi definisce uno “show crudele e inutile”, mentre il Pd va all’attacco di una scelta fatta per racimolare “qualche decimale nei sondaggi” ma che “danneggia l’Italia”. Angelo Bonelli, che è salito a bordo della terza nave, la Geo Barents, invita Meloni e i suoi ministri ad andare a vedere “con i propri occhi lo stato in cui versano quelle persone, i segni delle torture subite nei lager libici”. Definite “migranti” e non “profughi”