Dovrà rispondere di omicidio colposo l’autista dell’ambulanza contro la quale si è schiantato, perdendo la vita, Fortunato Marino, il funzionario dell’agenzia delle entrate di Siracusa, che, in sella alla moto stava svolgendo la mansione di direttore di gara di una corsa ciclistica. Il gup Tiziana Carrubba ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Gaetano Bono nei confronti di L. D. siracusano di 49 anni, difeso dall’avvocato Davide Buscemi, che dovrà affrontare il processo davanti al giudice monocratico del tribunale aretuseo per l’udienza del 3 dicembre del prossimo anno.
Al processo si sono costituiti parti civili la moglie e le figlie, la madre e la sorella della vittima, con il patrocinio dell’avvocato Paolo D’Orio, i fratelli con il patrocinio degli avvocati Giambattista Rizza e Salvatore Marino.
L’incidente è avvenuto nella tarda mattinata del 19 maggio dello scorso anno. Marino, alla guida di un motociclo Piaggio Liberty, si stava mettendo alla testa di una corsa ciclistica da poco partita dal centro abitato di Canicattini Bagni. L’autista dell’ambulanza, al seguito dei corridori, avrebbe compiuto una manovra improvvisa, essendosi avveduto della presenza di un ciclista in difficoltà in mezzo alla carreggiata. Si era fermato per prestargli soccorso, occupando di traverso la carreggiata e parte di quella opposta della Maremonti. In quel frangente stava sopraggiungendo Marino che, non aspettandosi quella manovra, ha tentato di frenare perdendo, però, il controllo del motociclo e rovinando sull’asfalto e poi contro il mezzo di soccorso, riportando lesioni letali.
Per il rappresentante della pubblica accusa, nell’incidente vi sarebbe stato il concorso di colpa della vittima che stava viaggiando a 71 km, “velocità non adeguata allo stato dei luoghi in un contesto di gara ciclistica”. Sarà il processo, che si poggerà essenzialmente su perizie e contro perizie, a stabilire se e quali siano state responsabilità nella morte del 55enne. “Particolarmente le figlie – spiega l’avvocato D’Orio – non possono non anelare giustizia al secondo Natale senza il giovane padre.”.