E’ stata un’edizione della “Notte Nazionale del Liceo Classico” a Noto che si ricorderà per molto tempo. L’iniziativa, nata per promuovere l’attualità di questo percorso di studi e il valore della cultura umanistica, è giunta al suo quarto anno di vita
e ha visto coinvolti, come sempre, migliaia di ragazzi e ragazze che frequentano i licei classici lungo tutto lo Stivale. Gli studenti hanno posto in essere attività tese a mostrare all’esterno quanto innovativo possa essere il modo di intendere la scuola in generale e questo percorso di studi in particolare, acquisire contenuti, sviluppare competenze, trasformare spazi e tempi dell’apprendimento. Ma, come detto, per il “Di Rudinì” di Noto questa del gennaio 2018 è stata una festa particolare perché il fitto programma di iniziativa ha avuto un ospite molto particolare: ilProcuratore Capo di Milano Roberto Alfonso, netino e che nel Liceo “Di Rudinì” ha compiuto il proprio percorso di studi superiore prima di iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza di Catania. Inoltre, alla sua presenza, si è svolta la cerimonia di intitolazione di 14 aule
( 9 del Classico e 5 di Scienze Umane, entrambi i licei ospitati nel plesso di Corso Vittorio Emanuele) ad alcune vittime di mafia. Ma la particolarità di questa iniziativa, sostenuta in primis dal Dirigente Scolastico Concetto Veneziano e coordinata dal referente del Progetto il professore Paolo Randazzo, è che fra queste aule ( la vediamo nella foto, si tratta della 4° A, n.d.r.) una è stata intitolate ad alcune delle tante donne vittime anch’esse della mafia: Rita Atria,Francesca Serio, Felicia Bartolotta, Emanuela Setti Carraro, Francesca Morvillo, Emanuela Loi. “Grazie allo studio approfondito in classe con i nostri docenti, in particolar modo la professoressa Corrada Fatale– ci spiegano all’unisono Giorgio Aruta, Gabriella Scirè e Mauro Carmelo Tiralongo, che abbiamo intervistato su questa iniziativa-, ci siamo accorti della disparità che ancora vige nell’analizzare e ricordare le vittime della mafia, proprio tra donne e uomini. Protagoniste in più ruoli, poliziotte, testimoni di giustizia, madri, mogli, spinte dall’amore per i propri cari, dalla passione per il proprio lavoro accomunate da quel senso di giustizia che travalica, annullandola, la paura per la propria vita”. Gli studenti hanno svolto un grande lavoro di ricerca a scuola ma anche a casa confezionando la presentazione delle figure scelte con tanti particolari in grado di far rivivere queste donne, commuovendo i presenti. “Lo stesso Procuratore Roberto Alfonso, oltre ad esprimere grande apprezzamento per l’iniziativa, ci ha raccontato la propria testimonianza e per noi è stato importantissimo – ci raccontano gli studenti-. Conoscere da vicino queste esperienze di lotta alla mafia ci ha molto colpito e fatto capire come il sistema mafioso sia un circolo vizioso che ha un’unica fine, sempre e comunque, la morte”. Una condanna su tutta la linea ed una targa che adesso identificherà quest’aula, ma anche le altre, come “sensibile” a certi temi. “Anche questa iniziativa è stata inserita nel più ampio progetto di“Toponomastica femminile sulle vie della parità” – ci spiega la professoressa Corrada Fatale-. L’idea è quella di impostare ricerche, pubblicare dati e fare pressioni su ogni singolo territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi urbani in senso lato siano dedicati alle donne per compensare l’evidente disparità che caratterizza l’attuale toponomastica.
Obiettivo comune e in collaborazione con Semaforo Rosa di Noto, Associazione di donne e uomini che lavorano e si impegnano sul territorio con l’obiettivo di promuovere il benessere dell’individuo con particolare attenzione alla donna”. Sinergie interessanti che hanno già visto diverse iniziative non solo pratiche, ma in grado di sviluppare quella sensibilità giusta soprattutto nelle giovani generazioni, gli adulti di domani.
Emanuela Volcan
Nella foto, da sinistra la professoressa Corrada Fatale e gli alunni Mauro Carmelo Tiralongo, Giorgio Aruta e Gabriella Scirè.