E’ stata fissata l’udienza in cui sarà discussa con il rito abbreviato la posizione dei due giovani coinvolti nella morte di don Pippo Scarso, l’ottuagenario deceduto in ospedale a distanza di 2 mesi dal ricovero in ospedale dopo l’aggressione con il fuoco subita in casa la notte tra il primo e il 2 ottobre dello scorso anno. Il 21enne Marco Gennaro, e il 19enne Andrea Tranchina difesi rispettivamente dagli avvocati Aldo Ganci e Giampiero Nassi, compariranno il 9 gennaio davanti al gup del tribunale Michele Consiglio per rispondere del reato di omicidio. Il processo con il rito alternativo riguarda anche Sebastiano Amorelli di 19 anni, che rispondere solo del reato di stalking.
Per i tre imputati, il pm Andrea Palmieri era ricorso al giudizio immediato, sostenendo avere in mano tutte le prove necessarie per sostenere l’accusa in aula. Prove che sono state raccolte dagli agenti della squadra mobile durante il corso delle indagini, culminate con l’arresto dei due giovani. In particolare, il magistrato sostiene che Tranchina e Gennaro si sarebbero introdotti 20 minuti prima delle 2 nell’abitazione di Scarso, sita al ronco a via Grottasanta. Mentre la vittima dormiva, l’avrebbero cosparsa di alcol provocando ustioni di secondo e di terzo grado sul 20% della superficie corporea, in particolare al cuoio capelluto, al collo e alla spalla sinistra prima di darsi alla fuga. L’anziano, soccorso da alcuni vicini di casa, fu poi ricoverato all’ospedale Cannizzaro di Catania dove morì a seguito di shock settico e sindrome da grave infezione polmonare. La difesa dei due principali imputati sostiene che non vi fosse alcuna volontà di uccidere l’anziano e che non sia alcun nesso di causalità tra le ustioni provocate nel corso dell’aggressione e il decesso in ospedale di don Pippo Scarso.
Insomma, per i legali di Tranchina e Gennaro, le ustioni riscontrate su Scarso, limitate al solo 13% della superficie corporea, come rilevato dal consulente della Procura, e la superficialità delle stesse, non possano avere provocato la morte del povero anziano, il cui decesso ritengono essere stato dovuto a una serie di sfortunate coincidenze. La difesa aveva puntato anche a riformulare la corretta qualificazione del reato di omicidio volontario aggravato, come ipotizzato dal pm Palmieri.