Operazione “Port utility”: torna in libertà l’ing. Miceli

A distanza di 3 mesi il tribunale del riesame di Catania ha nuovamente rimesso in libertà l’ing. Gaetano Nunzio Miceli, il 57enne siracusano, coinvolto a febbraio nell’ambito dell’operazione “Port utility”. I giudici del riesame hanno accolto una specifica richiesta avanzata dai legali difensori, Antonino e Bruno Leone, dopo che la Corte di cassazione aveva annullato con rinvio la precedente ordinanza. L’indagato è accusato di concorso in corruzione per atti contrari ed era stato posto agli arresti domiciliari per un appalto espletato dall’autorità portuale dei Augusta.
Il ricorso era stato proposto dai pm Tommaso Pagano e Margherita Brianese nel mese di aprile, dopo che il tribunale della libertà aveva disposto l’annullamento della misura cautelare degli arresti domiciliari, disposta dal gip del tribunale aretuseo.
Le indagini della guardia di finanza sono iniziate nei primi mesi del 2015 e si sono svolte attraverso perquisizioni e accertamenti bancari nei confronti di oltre 25 fra società e persone fisiche, culminata con l’individuazione dei presunti capitali illeciti. In sede di interrogatorio di garanzia, Miceli aveva rigettato ogni addebito spiegando che non era possibile scegliere di sua volontà uno dei commissari per l’aggiudicazione dell’appalto bandito dall’autorità portuale di Augusta per i servizi di ingegneria per la redazione della valutazione ambientale strategica (VAS) a corredo del piano regolatore. Aveva rigettato anche le accuse di avere mai corrotto il commissario, coinvolto nell’inchiesta, per ottenere quell’appalto, ma di avere avuto successivamente con lui dei normali rapporti professionali. Secondo l’accusa, invece, l’ing. Miceli si sarebbe adoperato per remunerare il commissario corrotto, il quale avrebbe ammesso in parte di aver preso il denaro, attraverso una consulenza di 330 mila euro nell’ambito di un altro appalto e con denaro che sarebbe stato appoggiato poi in società che operano nell’isola di Malta.

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