Pendono all’ufficio del giudice per le indagini preliminari del tribunale aretuseo quattro richieste di archiviazione per altrettanti esposti presentati negli ultimi due anni sulla vicenda della Pillirina. Per la Procura non ci sarebbero gli estremi per iniziare l’azione penale a carico della società proprietaria di un’area che insiste in contrada Isola Maddalena dove da anni, ormai, è in corso un braccio di ferro tra il privato e le associazioni ambientaliste. Le contestazioni, a vario titolo, attengono a ciò che è emerso negli ultimi anni con la proposta di progetti immobiliari, prima per strutture ricettive e poi per residenze private su una superficie che ricade nell’istituenda riserva naturale “Capo Murro di Porco e Penisola della Maddalena”.
Alcune denunce sono state proposte dall’associazione ambientalista Natura Sicula, il cui responsabile si dice pronto a opporsi alla richiesta di archiviazione. “Dal 2022 – afferma Fabio Morreale – abbiamo presentato esposti per diverse vicende legate alla privatizzazione della Pillirina. Siamo convinti sia necessario difendere l’interesse collettivo rispetto al profitto di un privato. Peraltro, stiamo parlando di un’area protetta che da un giorno all’altro diventerà riserva naturale e, come tale, sarà impossibile pensare di avviare qualsivoglia attività che non sia in linea con i dettami e le norme di salvaguardia e tutela dell’ambiente”.
A fronte delle richieste di archiviazione, però, la Procura avrebbe posto la lente d’ingrandimento sulla cosiddetta sdemanializzazione di parte dell’area in questione. Il proprietario ha affermato a più riprese di avere acquistato “un’area sdemanializzata” e che dopo dieci anni “è una proprietà privata… Non esiste alcun diritto del pubblico sulla spiaggia o sulle particelle demaniali in questione (…) Elemata ha acquisito le batterie militari senza alcuna presenza di particelle demaniali. Solo successivamente, nel 2013, il demanio ha erroneamente incluso due particelle nella propria giurisdizione, errore che è stato corretto. Pertanto, chiunque continui a insinuare che vi sia un diritto pubblico su queste aree sta diffondendo informazioni false e ingannevoli”. Nel mese di ottobre, Natura Sicula è tornata a rivolgersi alla magistratura contestando il divieto di accesso al mare attraverso il varco di Punta della Mola. Nello stesso periodo anche l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico ha inviato un’istanza di accesso civico e informazioni ambientali per verificare le attività di sdemanializzazione dell’area e promuovere azioni per il recupero della titolarità pubblica. Una lettera che è stata destinata alla Regione siciliana, al Comune capoluogo e, per conoscenza, anche alla Procura.