Le divergenze politiche degli ultimi anni sono diventate dirimenti con il congresso e con la decisione assunta a maggioranza dalla Direzione Nazionale del partito del 28 luglio u.s. e che in questi giorni e ore a Napoli state formalizzando con lo scioglimento formale del partito.
Surreale sul terreno politico e a, nostro avviso, anche illegittimo dal punto di vista legale che a convocare organismi di Art1 sia Speranza e il Tesoriere che già da mesi sono stati eletti negli organismi dirigenti di un altro partito. Insieme ad altri 12 dirigenti, in tal senso, tramite un legale li abbiamo diffidato ad assumere alcuna decisione non avendone più il titolo e la legittimità politica.
Contribuire, infatti, a comporre le liste del Pd alle elezioni politiche, partecipato dopo all’intera fase congressuale ha rappresentato per me una scelta sbagliata perché Art1 è nato per svolgere un altro ruolo, quello di ricostruire una nuova soggettività politica della sinistra del lavoro, dell’ambiente e dei diritti. Con questa scelta, al di là della narrazione, vi siete accontentati a confluire nel Pd rassegnandosi a diventarne costola e probabile nuova componente.
Nutro grande rispetto per tutti i partiti e per lo stesso Pd avendoci peraltro militato per alcuni anni ma rimango convinto che non si può aderire ad un partito per disperazione, per inerzia o per mero calcolo elettorale ma lo si deve fare perché se ne condivide la cornice di idee, di valori, di principi e programmi politici.
Non condivido quel che considero una rinunzia e una deriva e non un approdo politico. E pur con il rispetto che si deve e che mantengo credo giusto dire come stanno le cose: avete giustificato questa operazione con il sostanziale fallimento del progetto di ArticoloUno. Mi dispiace dirvelo ma a fallire è stato un gruppo dirigente che di fatto non ha mai lavorato per realizzarlo. È arrivo a considerare financo legittimo pure lavorare per la propria autoconservazione e per conquistarsi un posto in parlamento ma si deve avere il coraggio e l’onestà intellettuale di dirlo e di non mortificare decine di migliaia di militanti che invece hanno creduto, spendendosi in tempo, in passione e pure in risorse economiche per far nascere un nuovo soggetto unitario della sinistra.
Ti confermo, caro Roberto, quello che ho detto in decine di Direzioni Nazionali: non mi piace né sul terreno politico, né su quello etico e formale, questa operazione e non vi seguirò.
Ho scelto insieme a tanti altri compagni e compagne di provare a fare quello che non avete voluto neanche provare: fare nascere una nuova soggettività politica a sinistra del Pd e abbiamo costituito l’Area Verso il Partito del Lavoro. Non contro il Pd, non contro la Schlein di cui coltivo stima e simpatia ma per costruirlo, insieme a tanti altri e non certo da soli, un nuovo vero soggetto popolare della sinistra con al centro le grandi questioni del lavoro, della pace, della difesa della difesa della Costituzione, dei diritti. Una nuova sinistra popolare che insieme al Pd e al M5s possa sconfiggere la più pericolosa destra dal dopoguerra in poi.
Non so se ci riusciremo, siamo consapevoli che è e sarà strada in salita, so che però ne vale la pena. So che per un posto al sole non si svende un patrimonio di idee e di valori. Avete scelto di farlo, assumetevene la responsabilità senza giri di parole e fumosità inutili, sterili e provocatorie.
State trasformando un progetto politico e un partito in una componente di un altro partito.
Fermatevi e chiedete scusa.