Polo industriale siracusano e la crisi della raffinazione tra sussurra e grida

Per il polo petrolchimico il sindacato siracusano arranca tra speranze, preoccupazioni e poche certezze; incalza le grandi aziende del petrolchimico perché diano risposte ai mille dubbi e alle perplessità sollevate dalla Isab-Lukoil; per questo le organizzazioni sindacali dei chimici hanno deciso di cessare drasticamente i rapporti. Non era mai successo. Le accuse sono di “gravi criticità nella gestione dei lavoratori”, senza considerare l’effetto storico e la produttività per la vecchia condizione degli impianti. Ma è anche vero che la crisi è forte e la redditività degli impianti è in crisi.

Il polo industriale siracusano, si estende lungo i comuni di Augusta, Priolo Gargallo e Melilli), comprende due raffinerie, gestite dall’algerina Sonatrach, con una capacità di 10 milioni di tonnellate per anno, e dalla russa Isab Lukoil con 16 milioni di tonnellate annue.

La produzione delle raffinerie in Europa è in forte affanno già da qualche anno. Ci mancava per chiudere il cerchio nero il coronavirus e i blocchi imposti in tutto il continente per contenerne la diffusione. Il settore della raffinazione sta attraversando un momento di difficoltà che si sta concretizzando in una riduzione della produzione, chiusure degli impianti o avvio di percorsi di chiusura totale o riconversione del settore ai biocarburanti. Ed è irreversibile per logica deduzione. Per il petrolchimico siracusano si parla ormai da anni della chiusura graduale delle raffinerie. La Esso è stata salvata per il rotto della cuffia dagli algerini della Sonatrach, altrimenti il destino sarebbe stato di altro sapore.

La vecchia logica alla fine rimane quella della trasformazione di un parco serbatoi costiero e il fermo degli impianti graduale. I petrolieri da anni ci rimettono soldi a palate. Tentano di vendere gli impianti, ma il mercato è saturo. Raffinare in Europa non è più conveniente; la produttività rimane in un equilibrio critico. Meglio comprare prodotti già raffinati in paesi extra comunitari e rivenderli a buon prezzo.

Per i sindacati è giusto e sacrosanto chiedere di avviare un serrato confronto con i massimi livelli istituzionali, per dare risposte coerenti con gli impegni intrapresi da lungo corso evitando, in tal modo, di generare irrequietezza tra il personale sociale operante in Isab-Lukoil, ma non si potranno cambiare i conti economici e nemmeno bonificare le tante discariche. E questo è un conto salato che rimane aperto per gli effetti e i danni causati alla salute e all’ambiente.

È vero che “i dipendenti sono gravati dall’esasperazione di logiche competitive e da situazioni di marginalità̀, nonché da forme di controllo esasperate”, ma la linea aziendale è chiara: il gioco delle parti dettato dal mercato.

“Gli investimenti del 2020 sono azzerati. L’assetto prevedrà per il primo trimestre degli impianti nord con unità 300, 800, 1800 e utilities sud in marcia.

“Ci sarà un massiccio utilizzo delle ferie, previsto l’utilizzo di circa 20000 giorni. 15 giorni per ciascuno oltre al 75% del restante, arretrato e maturato e maturando. In ogni caso andrà seguito il principio della mutualità, chi ha di più darà di più”.

“Dal primo aprile al 31/12/2021, partirà la seconda parte del piano, 5 giorni di C.I.G. per i giornalieri e 4 giorni per i turnisti, anche con gli impianti in marcia.

“L’azienda infine ha messo i sindacati al corrente di una denuncia ricevuta dal comune di Melilli riguardo a non conformità del TAS.

“I segretari di categoria hanno espresso grosse perplessità sul piano, sulla possibilità di condivisione e sull’impatto sui lavoratori. E alla fine hanno chiesto: come l’azienda intende presidiare gli impianti in marcia contestualmente alla C.I.G.?

“Questo si realizzerà sfruttando le verticalità, è previsto il ritorno in turno dei CTM? Si procederà alle assunzioni? E le assunzioni non sono state escluse?

“Si capisce che la situazione è particolarmente grave, le organizzazioni sindacali si confronteranno con la base e  a seguire discuteranno al loro interno per trovare una linea comune da comunicare alla controparte”.

Il sindacato si dice pronto a mobilitare il territorio e tutto il mondo del lavoro per scuotere la politica industriale dal torpore in cui naviga da tanto, troppo tempo.

Concetto Alota

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