- Genericamente può definirsi Intelligenza Artificiale la scienza e l’insieme di tecnologie che permettono alle macchine comportamenti che fino a poco tempo fa erano possibili solo agli esseri umani, come la capacità di pensare e non solo di eseguire azioni. Gli studi in questo campo sono iniziati negli anni 50 con la conferenza di Dartmouth, il Summer Research Project on Artificial Intelligence, svoltosi nel 1956, e considerato come l’evento ufficiale che segna la nascita del campo di ricerca.
- Da diversi anni, la ricerca, che aveva subìto un arresto negli anni 1990 per mancanza di risorse adeguate, ha ripreso slancio e vigore e oggi abbiamo già moltissime applicazioni in uso tra software e robotica, ma in realtà quanto siamo lontani o vicini al raggiungimento dell’IA Generale è un ambito discusso. Per alcuni studiosi lo abbiamo già raggiunto, per altri è ancora lontano. Si tratta ancora di intelligenze artificiali settorializzate. L’esempio più comune è ChatGPT che è in grado di produrre testi verosimilmente uguali a quelli che produrrebbe un essere umano. L’incremento costante di nuove tecniche matematiche e statistiche insieme all’enorme capacità di calcolo e ai volumi di informazioni digitali oggi disponibili per allenare le intelligenze artificiali, hanno reso possibile sviluppare sistemi che in ambiti specifici hanno ormai superato le capacità umane. Esempi significativi sono il riconoscimento di immagini, il riconoscimento del testo parlato, la pianificazione per la risoluzione di problemi complessi e non ultime le IA che generano testi, immagini, e video. Mi lasci menzionare anche la robotica, dove molte tecniche di intelligenza artificiale trovano applicazione in un contesto complesso, dove l’automa deve imparare a riconoscere il mondo circostante per poter agire nello spazio fisico.
- Una macchina può eseguire azioni, calcoli, comporre, ma non ha “coscienza” di ciò che fa, non ne capisce il significato. Nel caso dei testi ad esempio, può produrne di linguisticamente coerenti, ma non “sa” cosa ha scritto, e quello che viene scritto non è necessariamente corretto nei fatti E questo vale per tutti gli ambiti. Questa “coscienza” e questa “comprensione” sono ancora lontani dall’essere raggiunti. Questo argomento, ovvero l’impatto sociale nel mondo del lavoro, è una delle considerazioni su cui si sta riflettendo molto, perché porta ad immaginare gli sviluppi più negativi. Ma sull’impatto sociale sulle professioni che l’IA potrebbe avere, non c’è ancora nulla di chiaro. Probabilmente molte professioni spariranno, ma molte altre nasceranno. Molto dipenderà dalle normative che verranno create per disciplinarla e in questo campo va detto che l’Europa è all’avanguardia perché ha già iniziato un percorso di discussione e di proposte.
- Anche questa è una domanda che evoca scenari diversi. Non è possibile oggi affermare che lo sia o non lo sia. L’IA è composta da molti ambiti e discipline diverse e gli studi su una IA Generale in cui confluiscano e interagiscano i vari settori sono tuttora in corso. Da una parte, si basano sulle cosiddette “reti neurali”, ovvero un modello computazionale composto di “neuroni” artificiali, ispirato vagamente alla semplificazione di una rete neurale biologica, cioè ciò che permette di elaborare dati complessi e reagire ad input sensoriali. D’altra parte, l’intelligenza artificiale studia anche tecniche cosidette “simboliche”, che permettono di comprendere il mondo circostante ed elaborare le informazioni usando un approccio logico ed il ragionamento automatico. Molti esperti ritengono che solo attraverso la combinazione dell’approccio neurale con quello simbolico si potrà arrivare a costruire un’IA Generale, anche se tuttora nessuno sa esattamente come farlo. Se e quando arriveremo a quel punto dovremo porci la domanda se l’IA è pericolosa in senso diretto, ovvero secondo quanto ipotizzato dagli scenari catastrofici di alcuni film di fantascienza. Ma a quel punto potrebbe essere troppo tardi, per questo, anche in questo caso sarà importante il quadro normativo in cui l’IA sarà disciplinata.