Priolo – Volontari del movimento ecologista La Foresta che avanza si sono recati nella giornata di oggi all’interno dell’area in cui sono state ammassate tonnellate di cenere di pirite coperte con dei semplici di teloni e lasciate, da decenni, a qualsiasi condizione atmosferica e, in qualche modo, anche libere di finire nel terreno e nel mare. La cenere di pirite è un residuo della lavorazione e produzione di zolfo ed acido solforico che veniva prodotto proprio da uno degli impianti dell’area industriale di Priolo. Le sostanze tossiche contenute nella polvere di pirite sono tante, soprattutto arsenico e metalli pesanti; e ciò basterebbe a definire incosciente chi ha voluto che una tale quantità venisse ammassata e soprattutto non smaltita adeguatamente. “Ora basta! Via gli scarti tossici di pirite da Priolo”, questo il testo dello striscione esposto proprio dinnanzi alle inquietanti colline che si stagliano tra il blu del mare e le linee della preziosa area archeologica di Thapsos, uno dei più importanti siti protostorici siciliani, che in Sicilia si identifica nella media età del bronzo. “Un luogo storico ferito ma soprattutto una bomba inquinante a pochi passi dai centri abitati, dalle saline di Priolo, riserva naturale orientata, e da lidi balneari molto frequentati – spiega la nota de La Foresta che avanza-. Con cadenza annuale arriva il solenne impegno, da tutte le Amministrazioni succedutesi negli ultimi vent’anni, di fondi stanziati, soluzioni trovate e pronto intervento, ma così come arriva, così sparisce e la solita “promessa” di liberare finalmente l’area non avviene mai. Serve una seria e definitiva opera di bonifica, la si attende da vent’anni, adesso non è più rimandabile”. I volontari hanno anche verificato come questa cenere si attacchi al magnete come farebbe un qualsiasi pezzo di ferro, ad indicare la reale natura di ciò che innocuo proprio non è.