Ilfenomeno delle discariche di rifiuti abusivi d’ogni genere e natura,compreso il micidiale amianto, come tanti fantasmi intaccano aree cittadine e remote del territorio siracusano. Sono centinai le mini discariche nel territorio industriale siracusano. In maniera illegale e, purtroppo, troppo facilmente, si creano punti di degrado e di grave pericolo ambientale. E non sono soltanto il risultato di processi apertamente criminali, ma anche di attività di sversamento d’immondizia urbana, secondo le prassi regolari. E mentre nel passato il fenomeno era legato all’assenza di norme o per scelte superficiali o dalla poca sensibilità verso l’ambiente, le discariche abusive sono state prodotte da chiare scelte amministrative, quali siti autorizzati che non dovevano essere tali. E se da un lato la gestione illecita dei rifiuti e lo smaltimento di contrabbando di quelli pericolosi è stato sempre un business, utilizzando discariche del tutto autorizzate per ricevere rifiuti normali, dall’altro sono state utilizzate spesso per i rifiuti sia speciale sia pericolosi smaltite nelle vecchie cave di pietra, con la galante presenza della signora corruzione. Sono stati i componenti del Comitato Bagali-Sabuci-Baratti e denunciare ogni minimo movimento di rifiuti nel triangolo delle discariche dei veleni Villasmundo, Melilli, Augusta ma dalle istituzioni sempre risposte sibilline, promesse non mantenute e una perdita di tempo.
Storica la discarica di rifiuti di amianto, con altre elementi pericolosi per la salute e giacenti in contrada Sorciaro nel territorio di Priolo, denunciata alla Procura della Repubblica di Siracusa nel marzo del 2018, dal commissario regionale del Movimento nazionale per la sovranità della Sicilia, avvocato Aldo Ganci, che registra come le denunce, “purtroppo finiscono nel nulla”. Quella denuncia fu esposta prima verbalmente da Ganci al procuratore Francesco Paolo Giordano; un esposto con cui descriveva analiticamente lo stato dei luoghi. “Si tratta di un’area – dichiarò Ganci all’epoca – che si presenta come risultanza di una costante attività di scarico di rifiuti che, nel corso degli anni, ha raggiunto dimensioni quantitative del tutto spropositate, costituendo un inqualificabile danno all’ambiente limitrofo oltre che, soprattutto, alla salute dei residenti”.
L’avv. Ganci ha arricchito l’esposto con una serie di fotografie che documentano lo stato di degrado della zona, che si trova nell’area d’interconnessione di Priolo“ divenuta una vera e propria discarica di materiale altamente nocivo”. Aldo Ganci sostiene ancora oggi che “la pericolosità dell’amianto è legata allo stato di conservazione, che appunto viene meno quando inizia un processo di disintegrazione atto a fare disperdere le sue fibre nell’ambiente circostante e ciò per effetto di qualsiasi tipo di sollecitazione meccanica, eolica, da stress termico e da acque piovane”. Per l’esponente del Mns, “l’incidenza degli agenti atmosferici accelerano fortemente un processo di disintegrazione del materiale che giace da diverso tempo in un luogo esposto agli eventi climatici. La corrosione superficiale, subita dal minerale, libera nell’atmosfera una quantità innumerevole di fibre di amianto, che data la microscopica dimensione, sono facilmente soggette a diffusione nell’aria a grande distanza dalla sorgente”. La presenza di amianto in contrada Sorciaro risalirebbe a non meno di 10 anni fa e in due diverse circostanze il Psi di Priolo ha denunciato la presenza di questa discarica a cielo aperto. “Parte dell’amianto è stato seppellito nel corso degli ultimi anni – spiega Ganci – ma è nuovamente uscito fuori con le piogge e parte invece è libero di contaminare non solo la terra ma anche l’aria”.
Nella denuncia, l’avvocato Ganci faceva presente che quest’area è stata data in concessione dall’ex Asi oggi Irsap a diverse aziende del petrolchimico con la previsione di risanarla”. Ma anche di recente la questione è stata sollevata da un sito on line che definisce l’area in questione “una sinistra distesa di amianto misto a detriti ricoperti da vegetazione”. Una striscia di terra dove sono interrate le condotte della famosa interconnessione tra le varie industrie. Da ciò la richiesta alla Procura di aprire un procedimento penale per individuare gli eventuali responsabili. Ma a distanza di quasi due anni, nessun segnale è arrivato da parte della Procura di Siracusa, e in merito non è stato notificato niente all’avvocato Ganci. Insomma, silenzio totale. Un classico dalle nostre parti; l’esempio nelle le mancate bonifiche, o per la curiosa storia della polvere di pirite che giace da anni nei dintorni della penisola di Magnisi a Priolo che si ricordano solo quando si vogliono accendere le luci della ribalta o per fare cronaca-politica, poi il silenzio è oro.
Si smaltisce di tutto ovunque. A volte troviamo le stesse discariche autorizzate non a norma, perché non attrezzate secondo le specifiche tecniche e senza tenere conto della morfologia territoriale, costruite magari con permessi ottenuti attraverso modalità poco limpide da soggetti titolari di terreni che non potevano avere quella destinazione d’uso; l’esempio, le ultime discariche nate con l’attività di compostaggio, di fatto e diritto, ma che nei fatti sono discariche a cielo aperto che emanano puzza nauseabonda notte e giorno.
Il settore discariche e dintorni risulta esposto agli interessi delle ecomafie che fanno affari con gli immondezzai illegali, e che adesso puntano anche al ricco business delle bonifiche. Centinaia i fascicoli d’indagini della magistratura sull’infiltrazione della criminalità organizzata nelle operazioni di facciata, con allo sfondo le operazioni di bonifica fasulle, con valori d’inquinamento che rimangono o addirittura aumentano e che alla fine si scopre che è proprio la pulizia dei siti che è servita per mettere in atto gli traffici illegali dei rifiuti derivanti proprio dalle attività di rimozione per aumentare i veleni sotterrati. Insomma, siamo e viviamo nell’inferno sulla terra.
Concetto Alota