Priolo. Inchiesta inquinamento e depurazione: continuano le indagini a tappeto

Le indagini sull’inchiesta della Procura di Siracusa per l’inquinamento selvaggio dell’aria e della depurazione dei reflui nel petrolchimico siracusano, con l’ipotesi di reato di disastro ambientale e dintorni, potrebbero far scaturire a breve un vero e proprio terremoto giudiziario, con il possibile ampliamento delle indagini a ventaglio e il numero degli indagati. Si scava nel passato. Consulenti, investigatori della guardia di finanza, ispettori del Nictas e dell’Arpa eseguono continui sopralluoghi a tappeto, analizzando ogni condizione sospetta, con controlli mirati, capace di aver provocato, oltre all’inquinamento, il reato riflesso di falso e omissione. Inquirenti e investigatori sulla base dell’analisi della documentazione acquisita avrebbero messo in piedi indagini incrociate, analizzando a ritroso il percorso della depurazione legato anche allo smaltimento dei reflui e dei fanghi.

In un filone parallelo sarebbero finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura inquirente anche l’appalto dei lavori e i rapporti ravvicinati tra le stazioni appaltanti e gli esecutori materiali dei lavori. Sotto accusa altre allo smaltimento dei rifiuti industriali, anche le manutenzioni, al fine di stabilire il mal funzionamento degli impianti che producono la puzza nauseabonda e la possibile contaminazione del mare e della falda acquifera, ma anche i reati collegati all’inosservanza delle leggi che regolano la materia e i possibili perimetri fiscali.

Intanto, sul fronte delle tematiche dell’Ias, sotto la lente d’ingrandimento per i noti fatti legati alla fidejussione e i risvolti, ieri i soci privati, le industrie del petrolchimico e la parte pubblica, la Regione Siciliana, hanno trovato l’accordo “ponte” per formalizzare la fidejussione con una forbice che va dai 12 ai 14 milioni di euro; ma secondo fonti industriali anche in tal senso la somma proiettata a caldo potrebbe essere stata calcolata erroneamente al rialzo, gravando sulla somma della fidejussione; e su questa questione alcune industrie (soci dell’Ias) si sarebbero dichiarati dapprima contrari e poi astenuti nella votazione durante l’assemblea dei soci in disaccordo con chi sostiene la tesi che la puzza si può eliminare e con il buon funzionamento degli impianti con un investimento di gran lunga al di sotto della somma ipotizzata.

Si procede allo stato attuale secondo le indicazioni della magistratura. Anche se rimane in piedi lo scalino della gara d’appalto in corso per la quale sono 9 le società che hanno manifestato l’interesse alla partecipazione. Il bando prevede tra le altre cose che “l’offerta tecnica contenga proposte di ottimizzazione e del potenziamento delle sezioni: sistema di captazione e trattamento dell’aria; le società interessate che hanno visitato gli impianti dichiarandosi interessati a licitare alcune tra le imprese di maggiore importanza e di alta qualità”. Ma in tal senso si sarebbe registrata la visita congiunta di più imprese partecipanti alla gara nello stesso momento, e questo secondo le norme sulla regola degli appalti non sarebbe consentito; infatti, si potrebbe pensare a un cartello precostituito con tutti gli sviluppi giuridici che il caso comporterebbe. Insomma, un guazzabuglio che continua a produrre confusione e ribellione, anche se negli ambienti politici si fa finta di non capire, senza aver compreso il vero motivo di tutta questa grande confusione, con lotte, sfide ma soprattutto con tanti fallimenti e i tanti misteri, ancora tutti da chiarire.

Concetto Alota

Comments

comments

By wltv

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Related Posts

× Segnala